Casi reali di Covid in Africa: «Potrebbero essere 800 milioni»

Lo scenario tracciato da uno studio dell'Oms stima un numero quasi 100 volte superiore alle cifre ufficiali
GINEVRA - Almeno 800 milioni di persone in Africa potrebbero già aver contratto il Covid-19, un numero quasi 100 volte più alto delle stime ufficiali, che a oggi riportano 'soltanto' 8,2 milioni infezioni da SarsCov2 nel continente africano.
Il dato emerge da uno studio realizzato da ricercatori dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e di diverse università canadesi pubblicato su medRxiv, piattaforma che rende disponibili le ricerche prima della revisione da parte della comunità scientifica.
«La stima precisa dell'incidenza cumulativa di Covid-19 in Africa rimane problematica a causa delle difficoltà nel tracciamento dei contatti, nei sistemi di sorveglianza e nelle capacità di test dei laboratori», spiegano i ricercatori.
Lo studio ha cercato di giungere a una quantificazione indiretta dell'impatto della pandemia nel continente passando in rassegna 151 studi di sieroprevalenza, vale a dire ricerche in cui erano stati misurati nella popolazione gli anticorpi sviluppati in risposta al contatto con il virus o alla vaccinazione. Anche se gli studi coprivano meno della metà degli Stati africani (22 su 54), erano rappresentativi del 71% della popolazione.
Nel complesso, la ricerca ha rilevato che il 65% della popolazione aveva anticorpi anti-coronavirus, una prevalenza che è tra le più alte del mondo, «comparabile solo con il Sud-Est asiatico», affermano i ricercatori. Inoltre, «con una copertura vaccinale bassa durante il periodo di studio, la prevalenza è principalmente dovuta alle infezioni».
I ricercatori ammettono che l'alta prevalenza riscontrata dagli studi potrebbe essere stata influenzata dall'elevata diffusione della malaria: è possibile che i test sierologici in alcuni casi vengano 'ingannati' nelle persone che hanno contratto la malattia.
Nonostante ciò, lo scarto tra i casi stimati dallo studio e le rilevazioni ufficiali resta elevatissimo. È inoltre probabile che oggi si sia ampliato ulteriormente: la ricerca si ferma infatti agli studi pubblicati entro dicembre 2021, che non avevano quindi ancora tenuto conto dell'arrivo della variante Omicron.




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