Vogliono restare uniti ma non riescono a trovare una casa in affitto. L’odissea di una "famigliona" grigionese nel mercato immobiliare nostrano. E le agenzie danno l’allarme: «I ticinesi stanno abbandonando i centri urbani».
LUGANO - «Famiglia svizzera di nove persone cerca casa in affitto»: è il titolo dell’annuncio, apparso il 4 ottobre sul portale Tutti.ch. In realtà, spiega al telefono il capofamiglia (che preferisce restare anonimo), sono mesi che la famiglia P. è alla ricerca di una casa in affitto. Una casona, per la precisione. «Quella in cui viviamo adesso è stata venduta dai proprietari, dobbiamo andarcene». E fin qui niente di strano. «Il problema è che siamo in nove, io, mia moglie, quattro figli grandi, la nuora e due nipotini. Abbiamo sempre abitato insieme. Per continuare così ci occorre uno spazio di 220-250 metri quadrati: lavoriamo tutti, potremmo spendere anche 1800-2000 franchi. Ma niente da fare».
Prezzi alle stelle - Il mercato degli affitti in Ticino è semi-saturo. Come spiega Laura Lurati di Aaa Immobiliare «gli stipendi sono fermi mentre i canoni continuano a salire, specie nelle città, a causa della forte rischiesta proveniente dall’esterno: a Lugano non si trova un monolocale decente a 800 franchi, figurarsi le case più grandi». Un problema non solo per i nuclei allargati come la famiglia P., o per le famiglie numerose: il risultato è una tendenza centrifuga generalizzata.
Ticinesi fuori dalle città - «I ticinesi stanno lasciando i centri urbani» spiega Lurati. «E' una tendenza che abbiamo riscontrato di recente: siccome il mercato degli affitti nelle città è gonfiato dalla domanda straniera, i ticinesi cercano sitemazione fuori, soprattutto nel Malcantone, a Capriasca, nella Valcolla». Con il risultato che ora anche in queste zone i canoni di locazione stanno salendo. «Sotto i mille franchi al mese non si trova nulla» osserva Lurati.
"Non ci rassegniamo" - La famiglia P. dunque si deve mettere il cuore in pace? Nemmeno per idea. «Qualcosa troveremo, siamo disposti a spostarci anche in montagna, nelle valli» racconta il figlio 32enne, muratore: uno del ramo, che non si rassegna. «Di certo non ci separeremo. Ma è una vergogna che una famiglia sia costretta a fare i salti mortali per restare unita».