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«Offrono sesso negli airbnb e ci fanno concorrenza sleale»

La denuncia di una prostituta trova riscontro nei dati della Teseu. Vincenza Guarnaccia: «Non è così facile trovare un appartamento».
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«Offrono sesso negli airbnb e ci fanno concorrenza sleale»
La denuncia di una prostituta trova riscontro nei dati della Teseu. Vincenza Guarnaccia: «Non è così facile trovare un appartamento».

LUGANO - La telefonata in redazione arriva di sera. Dall'altra parte una voce calda con forte accento sudamericano. Si presenta: I.*, ragazza trans, professionista di lunga data nel settore del sesso a pagamento. La sua è una denuncia, ma anche uno sfogo. «Siamo vittime di concorrenza sleale», racconta facendosi portavoce della sua categoria.

Quindi punta il dito contro quel sottobosco di prostituzione illegale che starebbe fiorendo in Ticino. «Lavorano sfruttando gli airbnb e facendosi trovare tramite annunci su noti portali online». Come riescono a sfuggire ai controlli di polizia? «Non forniscono mai l'indirizzo esatto. Nemmeno al cliente. Danno un civico vicino, poi si fanno chiamare una volta sul posto e, solo dopo essersi accertate - magari controllando dalla finestra - che è tutto a posto, ti spiegano come raggiungerle».

I. non è preoccupata solo per la concorrenza sleale. Teme anche per la sua salute: «Sta arrivando di tutto. Anche ragazze sieropositive che, per qualche franco in più, si concedono senza protezioni. Mettendo a rischio anche noi visto che i clienti, alla fine, sono sempre gli stessi».

«In particolare a Lugano e Locarno» - Di questa situazione abbiamo chiesto lumi alla Teseu. Trovando riscontro nei dati ufficiali: «Dal 1 gennaio 2024 sono state denunciate al Ministero Pubblico un centinaio di persone che hanno esercitato o permesso la prostituzione in luoghi non autorizzati.  Una sessantina di queste lo hanno fatto in appartamenti in affitto di breve durata», ci viene spiegato.

Questa attività “parallela" sembra godere di buona salute: «Rispetto al passato si nota una maggiore mobilità. Pertanto i soggiorni sono spesso brevi e gli spostamenti più frequenti. Questo fenomeno si riscontra principalmente nelle aree urbane in particolare nelle città di Lugano e Locarno».

«Un fenomeno che non va banalizzato, ma contestualizzato» - «Quello degli airbnb è un fenomeno reale, noto sia a noi che alla polizia, e che negli ultimi mesi si è andato consolidando. Va però contestualizzato senza banalizzarlo: si viene a configurare per molteplici ragioni», ci tiene a far notare Vincenza Guarnaccia coordinatrice di Zonaprotetta.

«Prima di tutto - spiega - interessa quelle persone che non vogliono svolgere la professione nei locali erotici e preferiscono farlo in un appartamento, ma che vanno a scontrarsi con una realtà come quella del Canton Ticino».

Una realtà in cui, a quanto pare, non è così semplice trovare uno spazio per lavorare. «Per diverse ragioni. Quell'appartamento deve essere notificato in polizia. La persona che svolge il lavoro e il proprietario devono recarsi insieme per denunciare l'attività che lì si intende svolgere. Poi il comune deve concedere l'autorizzazione. Non solo... se in quella palazzina c'è già un altro appartamento in cui si esercita la professione, lo stabile va configurato come locale erotico».

La questione non è solo burocratica: «C'è poi lo stigma. Perché non tutti i vicini sono contenti di vivere sotto lo stesso tetto di una professionista del sesso», fa notare Guarnaccia.

Per questi motivi, insomma, si è venuta a creare quella zona grigia che, a quanto pare, sembrerebbe proliferare. «In un contesto simile, specie laddove la professionista non ha intenzione di svolgere la professione per un periodo prolungato, ecco che la soluzione degli airbnb si fa allettante. È una questione di praticità».

La scelta dell'appartamento a dispetto del locale erotico trova ragione d'essere anche per altri motivi: «Chi esercita in casa lo fa secondo i propri tempi. Per non parlare delle persone transgender, che difficilmente riescono a collocarsi in un locale erotico. Stessa ragione per i clienti. Molti preferiscono la privacy di un appartamento».

Sul discorso della sieropositività e dei rischi Guarnaccia smorza un po' le preoccupazioni: «Non siamo a conoscenza di persone che vivono con l'HIV e che svolgono questo lavoro, che sono disponibili a non utilizzare il preservativo. Mentre ci possono essere e possono svolgere tranquillamente questo lavoro persone che vivono con l'HIV e che sono in trattamento. Il virus in questo caso non si trasmette, a maggior ragione visto l'uso delle protezioni».

*nome noto alla redazione.

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