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CANTONEDestinati a impoverirci

29.02.24 - 06:30
Premi di cassa malati e affitti che aumentano. Stipendi al palo. Giovani che fuggono. L'esperto tasta il polso di un'economia sofferente
Tio/20Minuti Davide Giordano
Destinati a impoverirci
Premi di cassa malati e affitti che aumentano. Stipendi al palo. Giovani che fuggono. L'esperto tasta il polso di un'economia sofferente

LUGANO - La chiusura delle due filiali Manor è solo l'ultimo della serie di sintomi di un malessere che sembra aver colpito l'economia e di riflesso il mercato del lavoro ticinese.

«È un segnale fra i tanti di una situazione che sta peggiorando e che è problematica per molti portatori di interesse. Tra questi si trova chi lavora nel commercio al dettaglio o chi possiede un'attività in quel ramo. Ma anche per molte famiglie, lavoratori e pensionati. Il problema chiaramente è svizzero e dell'economia globalizzata, non solo ticinese. Ma in Ticino è più acuto che altrove», spiega Sergio Rossi, responsabile della cattedra di macroeconomia ed economia monetaria dell'Università di Friburgo.

Fino a pochi mesi fa non si faceva che parlare di ricerca di lavoratori specializzati, e ora...
«Innanzitutto va considerata nel mercato del lavoro la dicotomia tra persone qualificate o molto qualificate, e quelle mediamente o scarsamente qualificate. Delle prime c'è una certa scarsità, anche in Ticino. Le seconde sono più facilmente disponibili, ma difficilmente trovano un'occupazione. In certi settori c'è una sovra-offerta o una carenza di domanda nel mercato dei beni e dei servizi - dipende da come la si legge - a causa del fatto che molti stipendi sono fermi al palo, dunque le imprese in questi settori non cercano di aumentare la forza lavoro».

Eppure dopo la fine della pandemia l'economia sembrava essersi ripresa
«È vero, si sono ripresi diversi settori quali quello della ristorazione, della cultura e dello svago. Il problema è che abbiamo registrato anche una decrescita del potere d'acquisto, marcatamente in Ticino, a seguito della guerra in Ucraina e ora di quella scoppiata nel vicino Oriente. Tutte queste situazioni fanno sì che molte imprese ne approfittino per aumentare i margini di profitto o per ridurre l'occupazione con la scusa dei costi superiori. Così, da una parte aumentano i prezzi, dall'altra sempre più famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese. Peggio avviene se le imprese non riescono ad avere questi profitti, perché a quel punto tagliano l'occupazione o riducono ulteriormente gli stipendi, soprattutto delle persone mediamente o poco qualificate. Insomma, da una parte chi è qualificato può cambiare, e anche in meglio, dall'altra c'è chi deve accettare a testa bassa ciò che gli viene offerto».

Il fatto che il confine sia a due passi immagino abbia un ruolo, specie ora che il rimborso dell'iva è disponibile già a partire dai 70 euro
«Certamente va a incidere, come lo fanno il franco forte e i prezzi sicuramente più bassi in Italia. Chi fa fatica ad arrivare a fine mese non solo si reca in Italia, ma sempre più spesso compra online e da aziende che non si riforniscono in Svizzera. E così i negozi ticinesi che, per esempio, vendono l'abbigliamento, vedono calare notevolmente le loro vendite».

Questo meccanismo vale per tutti i settori?
«Ci sono due segmenti di mercato: quello alto, del lusso, che soffre meno; quello basso, del ceto medio, che ne risente maggiormente».

Insomma, non sarà solo Manor...
«Stiamo percorrendo una pendenza negativa. La tendenza è chiara e non sarà invertita in alcun modo nel breve e medio termine. Gli ingredienti sono sul tavolo: la vicina frontiera, il franco forte, gli stipendi fermi al palo, la disoccupazione che non è misurata completamente dalle statistiche ufficiali. Sono tutti indicatori di un peggioramento dell'economia che colpirà il Ticino nei prossimi due/tre anni. E che interesserà anche le persone che beneficiano di una pensione».

Di solito c'è sempre chi si salva
«Ci sono alcuni settori o rami di attività che fanno eccezione: ad esempio quello chimico farmaceutico o le nuove tecnologie legate alla finanza di mercato. Anche il mercato delle cripto e il Plan B di Lugano potrebbero portare qualcosa di positivo, ma non sufficiente a risollevare né l'economia luganese, né tanto meno quella ticinese».

Stiamo attraversando una crisi, in sostanza
«Più che di una crisi, si tratta di una stagnazione economica e la pauperizzazione del ceto medio. Dunque un impoverimento che si diffonderà sia tra chi lavora, sia tra chi ha lavorato una vita e ora dovrebbe godersi la pensione. Lo stiamo già vedendo: aumentano i premi di cassa malati e gli affitti, ma gli stipendi restano fermi al palo. I giovani fanno fatica a trovare lavoro e sono costretti a trasferirsi oltre Gottardo. E questo esodo non farà che aumentare se le famiglie che si sposano e hanno figli non riescono ad arrivare a fine mese nemmeno con due stipendi. Dunque l'invecchiamento demografico sarà ancora più accentuato, perché sempre meno giovani saranno disposti a rimanere in Ticino».

E aumenteranno ancora i frontalieri...
«Il numero di lavoratori stranieri crescerà per forza di cose. Per loro venire a lavorare in Ticino resterà vantaggioso dal punto di vista finanziario».

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