Covid-19 in casa anziani: «Non hanno imparato nulla»

Interpellanza dell’MPS su contagi e (mancate) ospedalizzazioni durante la seconda ondata
BELLINZONA - «La strategia messa in atto dalle autorità cantonali, medico cantonale in primis, e dalle direzioni delle strutture non permettono una tutela della salute degli ospiti delle case anziani». È la premessa alla base dell’interpellanza presentata oggi dal gruppo MPS-Pop-Indipendenti.
In particolare, la decisione dell’associazione dei direttori delle case per anziani della Svizzera italiana (Adicasi) di rendere nota giornalmente l’evoluzione dei positivi e dei decessi nelle strutture, consente un confronto con l’andamento della prima ondata.
«Durante la prima ondata il coronavirus era entrato nel 38% delle strutture - scrive l’MPS -, mentre ora è presente nel 65%. I residenti positivi sono aumentati del 47%. Le ospedalizzazioni risultano essere, come nella prima ondata, estremamente minime. Il numero di decessi continua ad essere drammaticamente alto, seppure inferiore ai decessi registrati nella prima ondata».
Per i firmatari (Matteo Pronzini, Simona Arigoni, Angelica Lepori) la strategia messa in atto nelle case anziani è «sostanzialmente inadeguata» in quanto «non si riesce a circoscrivere il virus» (dal 28 novembre nelle 44 case per anziani con la presenza del virus si è passati da 663 a 742 casi positivi).
E sulle ospedalizzazioni l’MPS domanda al Governo: «Per quale ragione anche durante la seconda ondata, come è avvenuto nella prima, non si ospedalizza i residenti positivi al Covid? La decisione è stata presa anche stavolta dalle autorità cantonali?».




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