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LUGANOChi è l'avvocato che assiste un centinaio di rifugiati

12.07.19 - 06:05
Ha uno studio legale a Lugano, e quattro anni fa ha iniziato a tutelare i migranti in Ticino. «Oggi mi chiamano ancora prima di arrivare»
tio.ch/20min
Immacolata Iglio-Rezzonico
Immacolata Iglio-Rezzonico
Chi è l'avvocato che assiste un centinaio di rifugiati
Ha uno studio legale a Lugano, e quattro anni fa ha iniziato a tutelare i migranti in Ticino. «Oggi mi chiamano ancora prima di arrivare»

LUGANO - Il volto di decine di migranti che cercano un futuro in Ticino, è quello di una 40enne dall'aria dimessa e gli occhi grandi. Non la si incontra in un fortino no-global, ma nel suo studio legale in centro a Lugano. Immacolata Iglio-Rezzonico è un'avvocato come tanti, non fosse che rappresenta la maggioranza dei rifugiati con ricorsi pendenti nella Svizzera italiana. I clienti che nessuno vuole: un po' come Tom Hanks nel film “Il Ponte delle Spie”, ma più pacata. Dice cose gravissime con voce composta, e ogni tanto si scusa: «So che possono sembrare dichiarazioni pesanti, ma...»

Ma?
«In Ticino il sistema di accoglienza e gestione dei rifugiati è disumanizzante. E la legge è discriminatoria».  

Detto da un avvocato... 
«Non lo dico solo io. Le recenti polemiche sul bunker di Camorino, le proteste dell’ultimo anno sono segnali di un dissenso»

Gli attivisti non sono ben visti dall'opinione pubblica. 
«Ci sono pregiudizi diffusi, e le ragioni dei migranti vengono facilmente distorte. La politica le strumentalizza. Ma io non sono un politico, faccio l'avvocato»

Ed è rimasta lontana dai riflettori, finora. Iglio-Rezzonico come è diventata l'avvocato dei migranti?
«Sono specializzata in diritto di famiglia e diritto dei minori. Lavoro da anni con famiglie ticinesi o domiciliate. Con il boom migratorio, tre anni fa, sono stata coinvolta nell'assistenza giuridica ai minori migranti non accompagnati. L'ho presa a cuore. Ho iniziato ad accumulare sempre più pratiche».

Quanti profughi assiste, al momento?
«Un centinaio. Due mesi fa ho deciso di fermarmi, non prendo più nuovi casi»

Perché?
«Le pratiche dei migranti sono impegnative, e voglio svolgerle al meglio. Si tratta di casi spesso gravi, in cui – so che è una dichiarazione pesante – i diritti umani vengono calpestati, qui, in Ticino. Hanno diritto a un avvocato»

È così difficile trovarlo?
«Molto spesso i giudici non riconoscono il gratuito patrocinio e la protezione giuridica. Molti migranti non hanno i soldi per le tasse di giustizia, molto alte: in questo modo viene loro negato l'accesso alla giustizia»

Lei come fa? Va in perdita?
«Compenso con il lavoro tradizionale, e non mi arricchisco. Alcune pratiche le seguo pro-bono. In altri casi, ci sono fondazioni in Ticino che coprono le spese legali. O anche privati cittadini che donano di tasca propria. C'è una grande generosità nascosta»  

E gli avvocati? 
«Approfitto per fare un appello ai colleghi: se qualcuno fosse disponibile... Al momento sono praticamente sola. Ho dovuto rifiutare una decina di pratiche solo negli ultimi due mesi»

Come arrivano da lei?
«Tra i migranti c'è un passaparola incredibile. Il mio numero di telefono gira da anni. Adesso, diversi mi chiamano ancora prima di arrivare in Ticino»

Sa che potrebbe diventare un personaggio impopolare?
«Lo so. Sento già le critiche. L'italiana che difende gli immigrati. Ma ci sono abituata». 

Lei è svizzera. 
«Ho passaporto italo-svizzero, ma sono cresciuta a Luino. Orgogliosamente figlia di immigrati campani. Ho visto la discriminazione sulla pelle dei miei genitori, nella Lombardia degli anni '60. Più tardi in Ticino, sulla mia pelle». 

In che senso? 
«Per iniziare la pratica ho girato tutti gli studi del Luganese, nessuno mi voleva. Colpa del mio nome. L'ambiente dell'avvocatura non è meno chiuso di altri».

Per questo si sente vicina ai profughi?
«I richiedenti asilo in Ticino più che in altri cantoni sono trattati come numeri. L'ho scoperto con i miei clienti: alcuni entrano ed escono dalla Stampa da anni, solo perché si rifiutano di tornare in paesi dove sono stati torturati. Vengono rinchiusi in bunker o centri di cosiddetta accoglienza, lontano dai centri abitati e isolati da ogni possibile contatto con gli abitanti del luogo. Altri si sono integrati, e dopo dieci anni vengono espulsi: il panettiere di Faido, il parrucchiere di Bellinzona. Potrei elencarli per giorni»

La legge è legge, no? 
«Le legge viene applicata, e forzata dalla politica. L'emergenza profughi è passata, se mai c'è stata. I casi oggi sono statisticamente pochi, e il Ticino potrebbe assorbirli facilmente ma si ostina a interpretare la legge federale sull'asilo in modo discriminante e disumano. Io faccio l'avvocato. Il diritto deve porre al centro la dignità delle persone. È questo che ho studiato, ed è quello in cui credo». 

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