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LOSONEUn anno senza zia Gene: «Noi, uniti contro pregiudizi e cattiverie»

31.07.18 - 08:36
Sono passati quasi 12 mesi dalla misteriosa scomparsa della 63enne. Lo sfogo della nipote: «Alcuni hanno interpretato male la riservatezza dei famigliari. Meglio tacere»
Un anno senza zia Gene: «Noi, uniti contro pregiudizi e cattiverie»
Sono passati quasi 12 mesi dalla misteriosa scomparsa della 63enne. Lo sfogo della nipote: «Alcuni hanno interpretato male la riservatezza dei famigliari. Meglio tacere»

LOSONE – Un anno senza Geneviève Tomonaga-Ducotterd. Dodici mesi in un limbo di angoscia e di sofferenza per i suoi cari. La 63enne, scomparsa il 2 agosto del 2017 da Losone, non è mai stata ritrovata. Da allora, la famiglia di Geneviève ha ricevuto tanti attestati di solidarietà. Ma ha anche dovuto lottare contro i pregiudizi e le cattiverie. A raccontarlo è Selena V., la nipote. «Alcuni si sono chiesti come mai fossi sempre e solo io a interfacciarmi con i media – sottolinea –. Altri si sono permessi di dire che il resto della famiglia se ne fregava. Forse è meglio tacere quando non si sanno le cose». 

Selena, cosa resta di questi 12 mesi senza sua zia?
Tanta ansia. Non sapere dove possa trovarsi una persona scomparsa, a cui si è tanto legati, ti fa crollare il mondo addosso. Noi cerchiamo di andare avanti, di ingannare il tempo, ma il pensiero va sempre a zia Gene. 

Le ricerche di polizia proseguono?
La polizia ha recentemente fatto altri controlli nei boschi. Noi, comunque, non abbiamo mai smesso di cercarla. Zia Gene non può essersi volatilizzata nel nulla. 

A un certo punto i vostri appelli hanno varcato il Gottardo. Come è andata?
Ci abbiamo provato. Perché il periodo in cui zia Gene è scomparsa era quello del Festival del Film. Nel Locarnese c'erano tanti turisti, provenienti dalla Svizzera tedesca e romanda. Ci è arrivata una segnalazione dalla zona di Basilea. Ma evidentemente si trattava di una sosia. 

Nelle prossime settimane il Festival ritorna. E ricorrerà l'anniversario della scomparsa. Avete pensato a qualcosa di particolare per ricordarla?
Forse faremo un momento di raccoglimento con parenti e amici. E forse tappezzeremo ancora il territorio di manifesti con il suo viso. Magari qualcuno, che già era in Ticino lo scorso anno in quelle settimane, se la ricorda e sa dirci qualcosa. 

Sua zia è stata vista l'ultima volta alle 11.30 circa di quel giorno sotto casa. Era reduce da una passeggiata di tre ore. E considerando che era convalescente in seguito a un'operazione al ginocchio appare inverosimile che possa essersi cimentata in un'ulteriore escursione. 
È questo il nostro grande tormento. Il corpo di Zia Gene potrebbe essere qui vicino.

Una persona sostiene di averla vista proprio a quell'ora in Via San Materno, tra il Grottino Ticinese e il Grotto Broggini. Questa testimonianza è davvero attendibile? 

Sì. Si tratta di una persona seria, che conosce bene zia Gene. La polizia l'ha interrogata più volte. 

Ci perdoni, ma glielo dobbiamo chiedere per fugare ogni dubbio. Il giorno prima della scomparsa, sua zia aveva avuto una discussione col marito. Avete mai pensato che potesse esserci un nesso tra questo episodio e la sua sparizione?
Mio zio è una persona di cuore. A volte è un po’ scontroso e non usa giri di parole per dire ciò che pensa. In ogni caso le discussioni ci sono in tutte le famiglie. Questo non autorizza la gente a dire malignità. Tutti i famigliari di zia Gene stanno soffrendo nel silenzio. Si tratta di persone molto riservate. E questa loro riservatezza, da alcuni, è stata fraintesa. 

A cosa si riferisce in particolare?
Su un blog, ad esempio, qualcuno ha avuto da ridire sul fatto che solo io parlassi con i giornalisti. Voglio ricordare che i figli di mia zia sono andati più volte a cercarla. E continuano a farlo. Semplicemente, ci siamo suddivisi i compiti. Io devo stare vicina a mia mamma, che ha qualche problema di salute. Quindi non ho il tempo materiale per andare sempre sul campo. Però ho il tempo per parlare con i media, per fare appelli sui social network. Alcune persone parlano a sproposito, nascoste dietro alla loro tastiera. È triste. 

Perché ha deciso di rilasciare questa intervista?
Perché in Svizzera ogni anno scompaiono tante, tantissime, persone. Per i motivi più disparati. E se ne parla davvero troppo poco. Queste persone non vanno mai dimenticate. E la speranza va sempre alimentata, anche se è minima.   

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