Il ritorno alla natura è un sogno per molti. Ma pochi resistono a lungo. Due comunità che vivevano nella Verzasca hanno abbandonato, dietro di sé, un bosco di ruderi abusivi
VOGORNO - I ritorni alla natura non sono una passeggiata. Nel film “Into the wild” il protagonista Christopher, in viaggio nella selvaggia Alaska, vede il suo sogno trasformarsi in un incubo. Lo stesso accade in “The beach” a un gruppo di hippies trasferitisi su un'isola thailandese. Il cinema mette in guardia. Ma la storia di due comunità svizzero-tedesche della Verzasca mostra che, anche nella realtà, le cose non sono affatto semplici.
La "spiaggia" - Tra i boschi della valle gli eremiti non sono una novità (ne abbiamo parlato nei giorni scorsi) ma pochi resistono per lungo tempo. Alle pendici dei Monti Motti, tio.ch/20minuti è andato sulle tracce di un gruppo noto come “La spiaggia” installatasi nella foresta nei primi anni 2000. I membri, «cinque-sei giovani», erano venuti da oltre Gottardo «per disintossicarsi dalle dipendenze» raccontano in paese, ma dopo aver ristrutturato alcuni rustici e costruito un vero e proprio villaggio di capanne nel cuore del bosco, si dispersero.
Una nuova comunità - Il fondatore della comunità, H.T., cittadino svizzero del canton Turgovia, risulterebbe ora vivere in Olanda: ma non ha risposto alle telefonate di tio.ch/20minuti. Il tempo passa, e nel 2008 una nuova comunità tenta il ritorno alla natura «avviando un progetto di raccolta di castagne» spiega il segretario comunale Romano Bordoli. «Così almeno ci hanno detto».
«Hanno lasciato tutto così» - Qualcosa però va storto: di nuovo, sei anni fa, gli uomini dei boschi se ne vanno. Il risultato? I resti dei due insediamenti sono ancora lì da vedere. Capanne, piccoli box di legno, wc, docce, persino una stufa: un intero villaggio abbandonato – con tanto di mobili e attrezzi, per lo più fatti a mano – e sparpagliato nella boscaglia. «Non è certo un bello spettacolo» lamenta chi abita nei paraggi. «Abbiamo a che fare con tantissime strutture abusive, che andrebbero rimosse. Abbiamo coinvolto anche il Cantone ma non si è mai intervenuto» racconta Bordoli, che aggiunge: «Evidentemente non lo si è ritenuto prioritario». Certo, se tutti facessero così, la natura perderebbe molto del suo richiamo.