Il cuore di Monica Mazzucchelli ha ceduto improvvisamente, come quello di tante altre “giovani” donne svizzere. L’esperta: «Colpa dell'emancipazione. Siate più egoiste»
LUGAGGIA - La classica passeggiata pomeridiana. Un fastidio al petto, che diventa subito dolore. L’arrivo al pronto soccorso. E la diagnosi: infarto. Monica Mazzucchelli, 61 anni, fino a quel momento non ci aveva proprio mai pensato. «Ho sempre mangiato sano e fatto sport», dice. Una vicenda privata? No. Perché l’infarto, che in passato era ritenuto soprattutto un problema maschile, sta sempre più colpendo anche le "giovani" donne. «Nel corso degli ultimi decenni - spiega la cardiologa Iveta Petrova Slater - la donna ha assimilato molte abitudini maschili. È stata paradossalmente penalizzata dalla sua emancipazione».
Ricoveri al femminile in aumento - Secondo lo studio condotto dal registro nazionale svizzero dell’infarto miocardico-AMIS Plus, nel 2013 i pazienti con infarto in Svizzera sono stati 7490. Nella Svizzera italiana, invece, 416. «L’età media del primo infarto - fa notare Petrova - si aggira attorno ai 61 anni per l’uomo e ai 69 anni per la donna. In nazioni come la Francia sono aumentati di diversi punti percentuale i ricoveri per le donne tra i 45 e i 54 anni. Visto che in Svizzera si assiste a un aumento del fumo tra le donne di quella fascia d’età, possiamo dedurre che anche da noi sia così».
Fumo letale - Sì, perché il fumo rappresenta uno dei fattori di rischio più frequenti. «Il fumo - riprende Petrova - va a neutralizzare l’effetto degli estrogeni che proteggono la donna durante l’età fertile». Ma è anche il male emergente del terzo millennio ad avere un peso importante: lo stress «Io infatti - fa notare Monica Mazzucchelli - da diversi anni conducevo una vita stressante. Ero molto provata. I medici mi hanno detto che potrebbe davvero essere stato lo stress a causarmi l’infarto».
Donne troppo altruiste - Era da qualche giorno che Monica accusava uno strano malessere. Ne aveva parlato anche col marito. «Ero stanca, nervosa e affaticata. Ma non mi sono recata dal medico». «La donna - fa notare Petrova – statisticamente si presenta in ritardo dal medico rispetto l‘uomo. Solitamente le donne pensano prima al marito, ai figli, agli impegni famigliari, e poi a loro stesse. Sia la diagnosi, sia il trattamento, avvengono con maggiore ritardo rispetto all’uomo. E il trattamento sulle donne di età superiore ai 65 anni è meno efficace».
Tutto come l’uomo - Stando agli esperti, le donne con diabete hanno un rischio di attacco cardiaco più alto rispetto agli uomini. Fattori di rischio tipicamente femminili sono anche la menopausa precoce o l’uso di contraccettivi. Ma c’è, inoltre, una componente anatomica da considerare. «Le coronarie delle donne sono più sottili e più predisposte a complicazioni. La donna oggi fa tutto quanto fa un uomo. Lavora, fuma, beve alcol, ha uno stile di vita sedentario, ha ipertensione arteriosa. Però dobbiamo renderci conto che il fisico della donna non è paragonabile a quello di un uomo. È più fragile».
Il valore dello sfogo - Se n’è resa conto anche Monica Mazzucchelli, sottoposta a un trattamento curativo con palloncino nel corso del suo ricovero al Cardiocentro di Lugano. «Adesso dovrò cambiare modo di affrontare la mia quotidianità. Dovrò imparare a non tenermi tutto dentro, a sfogarmi».
Egoismo sano - Petrova chiude con un appello rivolto proprio al pubblico femminile. «Non chiedete troppo al vostro corpo, imparate a essere un po’ più egoiste. Anche l’anatomia dimostra che forse non bisogna andare oltre certi limiti. E non ne vale nemmeno la pena».