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TICINO"Dobbiamo capire che i bambini non appartengono ai loro genitori"

17.09.12 - 10:36
Circoncisione e lobi alle orecchie, intervista alla Dottoressa Caranzano-Maitre, presidente dell’Aspi, la Fondazione della Svizzera italiana per l'Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell'infanzia
Foto d'archivio (Tipress)
"Dobbiamo capire che i bambini non appartengono ai loro genitori"
Circoncisione e lobi alle orecchie, intervista alla Dottoressa Caranzano-Maitre, presidente dell’Aspi, la Fondazione della Svizzera italiana per l'Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell'infanzia

BREGANZONA - Il dibattito accesosi recentemente nel mondo politico in Svizzera Tedesca sulla circoncisione, trova le sue origini in Germania. A fine giugno, una sentenza del tribunale regionale di Colonia ha deciso che la circoncisione di neonati o di bambini legata a motivi religiosi è da considerare un reato. I giudici hanno stabilito che, con questa pratica, si incorre nel reato di lesione corporale, anche qualora i genitori del bambino acconsentano la circoncisione del loro figlio. E mentre in Germania le associazioni islamiche ed ebraiche hanno aspramente criticato la sentenza, definendola "un attacco al diritto della libertà religiosa", in Svizzera è stata Jacqueline Fehr la consigliera nazionale zurighese socialista, nonché presidente della Fondazione per la protezione dell'infanzia, ad annunciare l'intenzione di presentare una mozione parlamentare per avviare il dibattito in Svizzera sull'esigenza di proteggere l'integrità fisica dei bambini. Secondo Fehr, se non vi è un'esigenza medica, sarebbe meglio evitare la circoncisione e la foratura dei lobi delle orecchie ai bambini piccoli. Sulla stessa linea si schiera la dottoressa Myriam Caranzano-Maitre, presidente dell'Aspi, la Fondazione della Svizzera italiana per l'Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell'infanzia.

Dottoressa, cosa ne pensa della mozione annunciata dalla consigliera nazionale Jacqueline Fehr sui diritti dei bambini, in relazione alla circoncisione?
"E' importantissimo riflettere su questo tema, ossia sul rispetto dell'integrità fisica del bambino. Non si tratta di essere contro la circoncisione, ma di essere a favore del rispetto del bambino. E’ lui che deve poter decidere, soprattutto se si tratta di interventi che non rispondono a una necessità medica, ma comportano una modifica definitiva e irreversibile del suo corpo".

In Germania si polemizza sulla foratura dei lobi delle orecchie ai bambini piccoli. Non si rischia una forzatura?
"Anche questo tipo d'intervento riguarda l'integrità fisica del bambino. Quando un bambino e una bambina sono così piccoli, hanno proprio bisogno degli orecchini? Per chi sono una necessità questi fori? Se consideriamo il bambino come essere umano che ha diritto di decidere sulla sua integrità fisica, allora possiamo comprendere, che questa diventa una decisione che si può rimandare a quando sarà più grande, quando cioè potrà parlarne, discuterne, capire ed esprimere il suo parere”.

Se è così, per quanto riguarda la determinazione della religione e in particolare il battesimo, come la mettiamo?
"Qui non si tratta di proibire, ma di aprire un dibattito per riflettere insieme sulla tematica. Una differenza enorme c'è tra il battesimo e la circoncisione: il battesimo non comporta una modifica irreversibile nel corpo del bambino. Senza nulla togliere all'importanza del battesimo per i credenti...”

A livello spirituale si farà sempre in tempo a decidere?
Il vissuto spirituale di un bambino è altrettanto importante e anche queste decisioni andrebbero ben ponderate come ho appena detto. La differenza tra le due tematiche consiste nel fatto che gli interventi sul corpo di un bambino spesso sono definitive e irreversibili. Quindi, un domani, il bambino diventato adulto non avrebbe la possibilità di modificare quanto fatto sul suo corpo senza il suo consenso. Diverso è per quanto concerne per esempio il battesimo. Da adulto il bambino avrà la possibilità di scegliere se accettare o meno la decisione dei suoi genitori o se modificarla in base alla sua impostazione di vita, rendendo in qualche modo reversibile la decisione dei suoi genitori.

Lei parlava di autodeterminazione del bambino. La riflessione si potrebbe estendere e dire che il figlio non è strumento dei genitori per indirizzarlo su quello che egli deve diventare, sulla base dei desideri di chi lo educa e ha in mano le sorti del suo futuro...
"Il bambino non appartiene ai suoi genitori. Il compito dei genitori e degli educatori è di guidare il bambino, di aiutarlo a crescere e di sviluppare le sue potenzialità e non soddisfare i sogni dei genitori che essi stessi non hanno potuto concretizzare. Il messaggio importante è questo: se veramente consideriamo che il bambino è una persona, allora diamogli questa dignità e questo diritto all'autodeterminazione, sempre in funzione della sua età e sempre tenendo conto che non è di nostra proprietà, ma che va guidato in scelte delicate, come lo è per esempio la circoncisione”.

A che età il bambino può essere consapevole di quello che può fare con il suo corpo?
“E' difficile determinare una età precisa, perché ogni bambino ha i suoi ritmi di crescita. C'è chi matura prima e c'è chi matura dopo. Sono i genitori che meglio di tutti conoscono i loro figli a capirlo. Se hanno un atteggiamento di rispetto nei confronti del bambino, allora capiranno quando egli  è  in grado di comprendere che i buchi nelle orecchie resteranno per sempre. Questa fase si raggiunge dopo un periodo di riflessione lungo abbastanza per poter  rivalutare la questione. Difficilmente dei bambini prima dell'età scolastica possono capire questi aspetti e in ogni caso bisogna essere sempre estremamente prudenti”.

E' vero che con la messa in discussione della circoncisione può determinarsi una reazione negativa delle comunità islamiche e israelite.  Il rispetto delle minoranze dove va a finire?
“Si parla innanzitutto di rispetto per i bambini e ciò non è incompatibile con il rispetto per le minoranze. Tanti rituali e tradizioni hanno una storia che risale alla notte dei tempi.  Riflettere sul senso di questi rituali e porci domande sul loro senso può giovare a tutti. Cambia qualcosa se questi rituali vengono svolti su un bambino piccolo perché lo hanno deciso i genitori o se attendiamo, riflettiamo e decidiamo, ascoltando quello che ha prima da dire il ragazzo con qualche anno in più e alle spalle una certa esperienza di vita? Cambia così tanto rimandare? L'essenza e il significato del gesto sono diversi?  Sono domande che è lecito porsi. Non pretendo di avere delle risposte.  Sarebbe tuttavia incoerente rispettare una minoranza o una religione e non rispettare l'elemento unitario alla base di questa minoranza:  l'essere umano”.

Il diritto dei genitori sui propri figli deve essere limitato proprio per rispetto del bambino e dei suoi diritti o in questo caso è esagerato parlare di limitazioni delle possibilità del diritto del genitore di influire sul bambino?
“Io vorrei che si riuscisse almeno ad aprire un dibattito e giungere alla consapevolezza che il bambino va rispettato, senza obbligatoriamente introdurre delle leggi tassative. La legge consente di mettere dei paletti. Per me questo paletto esiste già e lo si trova nella convenzione ONU sui diritti dei bambini, in cui si  stabilisce che il bambino va rispettato nella sua integrità fisica. E' per questo motivo che sostengo l'iniziativa della signora Jacqueline Fehr, che propone proprio la riflessione su questa tematica”.

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