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TICINOMandare a casa il Governo: fantapolitica o alternativa reale?

23.09.08 - 08:39
La rivelazione del “tesoretto” ha indignato gli ambienti economici e politici del Cantone. La manovra finanziaria, che chiedeva sacrifici su tutta la linea per raggiungere l’obiettivo del risanamento delle casse cantonali, sembrerebbe ormai affossata. Ma anche il Governo non sta navigando in acque tranquille ed è diventato bersaglio di aspre critiche. L’UDC di Bellinzona e Valli ha comunicato che intende chiedere la revoca del Governo. I nostri lettori, rispondendo ad un sondaggio della scorsa settimana, ha
Tipress / Gabriele Putzu
Mandare a casa il Governo: fantapolitica o alternativa reale?
La rivelazione del “tesoretto” ha indignato gli ambienti economici e politici del Cantone. La manovra finanziaria, che chiedeva sacrifici su tutta la linea per raggiungere l’obiettivo del risanamento delle casse cantonali, sembrerebbe ormai affossata. Ma anche il Governo non sta navigando in acque tranquille ed è diventato bersaglio di aspre critiche. L’UDC di Bellinzona e Valli ha comunicato che intende chiedere la revoca del Governo. I nostri lettori, rispondendo ad un sondaggio della scorsa settimana, ha

BELLINZONA - La legge prevede che il Governo può essere destituito se la domanda di revoca raccoglie le firme di almeno quindicimila cittadini nel termine di sessanta giorni dalla sua pubblicazione nel Foglio ufficiale. In seguito la domanda deve essere diretta all’ufficio presidenziale del Gran Consiglio che accerta e pubblica il risultato. In ogni caso la domanda di revoca non può essere presentata prima che sia trascorso un anno né dopo tre anni dall’elezione integrale del Consiglio di Stato. La revoca riguarda il CdS in corpore e non solo uno dei membri. La domanda di revoca può essere motivata ed il Consiglio di Stato ha il diritto di pubblicare ufficialmente le proprie osservazioni. Se la domanda di revoca è accolta in votazione popolare, l’ufficio presidenziale del Gran Consiglio convoca le assemblee per l’elezione del nuovo Consiglio di Stato entro sessanta giorni dalla pubblicazione dei risultati della votazione. Nei due mesi che intercorrono tra la chiusura della raccolta firme e le nuove elezioni il potere esecutivo rimane nelle mani del Governo in carica.

Questo è quanto prevede la legge e fino ad oggi questo articolo non è mai stato applicato. Fantapolitica? Oppure è quello che succederà nei prossimi mesi? I presidenti di partito hanno opinioni contrastanti al riguardo.

Giovanni Merlini (PLRT)

“È una sciocchezza, perché in realtà la valutazione su questo CdS la daremo una volta che la legislatura sarà conclusa e soprattutto sulla base degli obiettivi che si è prefissata, uno dei quali è quello del risanamento finanziario. Non si può certo dare un giudizio adesso, non siamo neanche a metà legislatura.”

Giuliano Bignasca (Lega)

"Raccogliere 15.000 firme non è come prepararsi un panino alla cioccolata. L'impresa sarebbe titanica e onerosa. In tutti i casi dobbiamo capire che il prossimo Consiglio di Stato non sarà più quello di adesso. Prevedo che Marco Borradori lascerà e verrà a fare il sindaco di Lugano, Luigi Pedrazzini lascerà pure lui e Sadis avrà la sua poltrona in bilico. Per carità, personalmente sarei anche favorevole a mandare a casa il governo, e firmerei se qualcuno cominciasse a raccogliere firme. La Lega poi non teme nuove elezioni. In pratica, invece, la via è impraticabile. Per raccogliere firme ci vogliono organizzazione, soldi e volontari. E la destra che vorrebbe cambiare il Consiglio di Stato non è organizzata nei termini elencati. L'UDC continua a parlare, ma dalle parole bisogna passare ai fatti".

Manuele Bertoli (PS)

"Io non credo che vi siano gli estremi per la revoca dell'attuale Consiglio di Stato e personalmente penso che in generale per cambiare le cinque persone elette in Governo si debbano usare i periodi elettorali, previsti dalla Costituzione. Dunque, in questo caso, bisognerà aspettare fino al 2011. Ad ogni modo, io penso che difficilmente un Governo possa trovare pieno consenso e ci sarà sempre una buona fetta di popolazione che, anche solo dopo un anno di Legislatura, ne vorrebbero un altro. E per quanto riguarda la raccolta firme, viviamo in un paese libero dove ognuno può fare quello che vuole, ma se si intende lanciare una raccolta firme con l'attuale Governo, reputo che si debbano dare le appropriate giustificazioni. Anche perché una cosa del genere bisognerebbe farla solo in caso di una grande gravità".

Giovanni Jelmini (PPD)

“Mi sembra fantapolitica. Evidentemente il popolo è libero di aderire ad una raccolta firme, ma è un popolo che ha eletto un CdS poco più di un anno e mezzo fa. È difficile dire poi che tipo di Governo verrebbe eletto. Inoltre ci sono altri strumenti per agire in un regime di democrazia diretta come il nostro. C’è la possibilità del referendum quando il popolo non dovesse gradire lacune decisioni o leggi emanate dal Governo e approvate dal Parlamento. Attraverso l’iniziativa popolare i cittadini possono chiedere al Governo di legiferare in determinate materie. Viviamo in un paese dove i diritti popolari sono ampissimi. Ripeto secondo me è fantapolitica e si giustifica solo in occasioni molto rare e non mi sembra che sia questo il caso”.

Pierre Rusconi (UDC)

“Noi come UDC abbiamo intenzione di chiedere al Governo di andarsene. Siamo molto decisi e diretti. Se il Governo non dovesse essere d’accordo, c’è sempre la possibilità tecnica di raccogliere 15mila firme in sessanta giorni per chiedere la revoca del Governo. Intendiamo fare una seria riflessione al riguardo per capire se è veramente una strada da intraprendere”.

P.L / RED


Foto d'apertura: Tipress / Gabriele Putzu

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