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TICINOSegreto d'ufficio violato sempre più spesso, Citterio: 'Per la piazza finanziaria è un incubo'

02.02.06 - 07:31
Dalle lettere del Corvo a Fiscogate il malandazzo è chiaro: in Ticino il segreto d'ufficio viene sempre più spesso violato. Franco Citterio, Direttore dell'Associazione Bancaria Ticinese: 'Per la piazza finanziaria è un incubo'.
Foto d'archivio
Segreto d'ufficio violato sempre più spesso, Citterio: 'Per la piazza finanziaria è un incubo'
Dalle lettere del Corvo a Fiscogate il malandazzo è chiaro: in Ticino il segreto d'ufficio viene sempre più spesso violato. Franco Citterio, Direttore dell'Associazione Bancaria Ticinese: 'Per la piazza finanziaria è un incubo'.

LUGANO - "I ticinesi non sanno più tenere un segreto". Così a TicinOnline un politico influente che opera sulla piazza finanziaria luganese.

Dalle lettere del Corvo a Fiscogate il malandazzo è chiaro: professionalità e discrezione in Ticino sembra non esistano più. Ed il malcostume della violazione del segreto professionale - bancario, fiscale, d'ufficio o medico che sia - sembra quasi essere diventato un'abitudine. O comunque una tendenza che, una volta messasi in moto, non s'è più arrestata.

Questo malandazzo sta danneggiando la piazza finanziaria ticinese. Il malcontento, tra gli operaratori del settore, è grande. Ed il motivo è semplice: il segreto professionale, per la piazza finanziaria, è alla base del rapporto con i clienti.

Ne parliamo con Franco Citterio, Direttore dell'Associazione Bancaria Ticinese, partendo dalla cronaca di questi giorni.


Dall'ufficio delle Contribuzioni di Bellinzona in queste settimane sono usciti diversi documenti riservati. Per questo malandazzo sempre più diffuso sulla piazza finanziaria c'é un grosso malcontento. Lei conferma questa insofferenza?
"Più che di malcontento o di insofferenza parlerei di veri e propri incubi! Nei miei contatti quotidiani con gli operatori del mondo bancario e fiduciario ticinese avverto due tipologie di problemi. La prima tipologia è legata all’operatività con il fisco cantonale: tutte le decisioni importanti sono bloccate e questa significa la perdita di un importante fattore di efficienza in un settore della nostra amministrazione pubblica che finora aveva dato prova di un buon funzionamento. La seconda tipologia riguarda la professionalità: mai avremmo dovuto assistere alla fuga di notizie e questo evidentemente getta un’ombra sull’aspetto più importante del fisco, ossia quello della confidenzialità e del segreto d’ufficio".

Si dice che chi porta i soldi in Ticino comincia a chiedersi: ma dove sono finite la professionalità e la discrezione tipicamente svizzere? Forse che in Ticino non esistono più?
"Per la clientela internazionale la discrezione e la professionalità degli operatori finanziari e dell’amministrazione pubblica rappresentano due tra i fattori più importanti che determinano la scelta di dove depositare i propri capitali. La discrezione e la professionalità, come dice lei, tipicamente svizzere sono il frutto di una cultura prima ancora che del lavoro e della formazione professionale. Ora, io mi auguro che queste prerogative non siano andate perse così velocemente però è vero che qualcuno, in questa vicenda, ha perso la ragione e ha dato la precedenza a motivi personali e politici a detrimento del segreto d’ufficio e questo è semplicemente inaccettabile!".

A questo punto è forse meglio portare i soldi altrove? Magari a Ginevra, Zugo o Zurigo?
"Al momento attuale non ritengo che questa vicenda abbia prodotto effetti irrimediabili per la nostra piazza finanziaria. Sarà però opportuno chiarire al più presto quello che è effettivamente successo e punire i responsabili. In questo senso ritengo che l’intervento della magistratura e della commissione amministrativa d’inchiesta avrà un ruolo fondamentale per la salvaguardia dei valori di discrezionalità e di professionalità così preziosi per tutti i contribuenti ticinesi, prima ancora che per i nostri clienti".

Quale il ruolo dei media in questo contesto?
"Direi fondamentale, e non sempre giornalisticamente corretto. In generale ritengo che il ruolo di alcuni media, e non solo in questa vicenda, stia andando al di là di un sano spirito d’inchiesta e di informazione. Il lettore vuole dai media prima di tutto un’informazione il più possibile oggettiva, condita poi da articoli di commento e di approfondimento. Ogni tanto invece nasce il dubbio che alcuni media si siano trasformati in semplici canali di trasmissione per rendere noti e condannati a priori fatti privati che dovrebbero essere trattati e giudicati dalle autorità preposte. E’ un modo di procedere che non mi piace".

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