Il caffè Nespresso diventerà un prodotto di lusso? Intervista con Mister Nespresso

Capsule di caffè usate che si trasformano in componenti per sci. Nespresso continuerà a puntare sull’alluminio anche in futuro. E cosa hanno in comune caffè e vino? Lo spiega il direttore Stefano Goglio
Capsule di caffè usate che si trasformano in componenti per sci. Nespresso continuerà a puntare sull’alluminio anche in futuro. E cosa hanno in comune caffè e vino? Lo spiega il direttore Stefano Goglio
ZURIGO - Nell’intervista esclusiva con 20 minuti, Stefano Goglio, direttore di Nespresso Svizzera, racconta come gli sci vengono in parte realizzati con capsule di caffè usate, come questo migliora la sostenibilità, cosa ha in comune il caffè con il vino e perché Nespresso continuerà a puntare sull’alluminio anche in futuro.
Dalle capsule di caffè in alluminio usate e dal fondo di caffè vengono ora utilizzati per produrre componenti per sci, bastoncini e «scarpe après-ski». L’italiano Stefano Goglio, 53enne, è dal mese di settembre direttore di Nespresso Svizzera, e in un'intervista esclusiva con 20 minuti spiega come è nato il progetto.bfw
Stefano Goglio, quando si sente dire «Nespresso» si pensa subito a George Clooney. Chi le piacerebbe avere come «Clooney svizzero»?
«Naturalmente ci sono delle personalità con cui ci piacerebbe collaborare, ma al momento non posso svelare di più. Dal 2006 George Clooney è il nostro ambasciatore globale del marchio e fa anche parte del nostro Nespresso Sustainability Board. Incarna perfettamente il marchio Nespresso. Ma anche in Svizzera abbiamo una solida rete di “Nespresso’s Friend” che trasmette gli stessi valori: qualità, umorismo e un forte impegno per la sostenibilità».
Personalmente cosa fa per contribuire a costruire un mondo migliore?
«Mia moglie ama dire: "Una piccola goccia può fare una grande differenza, perché l’oceano è fatto di tante piccole gocce". Da una parte, quindi, è il nostro comportamento quotidiano a fare la differenza. Dall’altra, sto spesso all’aperto con i miei figli e cerco di far comprendere loro il delicato equilibrio in cui viviamo. Il mio desiderio è lasciare loro un mondo migliore».
La casa madre di Nespresso, Nestlé, quest’anno è stata scossa da una crisi ai vertici. Il CEO Laurent Freixe ha dovuto lasciare dopo una vicenda che ha coinvolto una collaboratrice. Qual è la sua idea?
«Non posso commentare i fatti interni a Nestlé. Ma il messaggio della nuova direzione è chiaro: dobbiamo diventare migliori ed efficienti. Per Nespresso Svizzera significa mantenere il nostro ruolo di motore dell’innovazione. Qui in Svizzera tutto è iniziato quarant'anni fa e ho il privilegio di guidare una squadra di 540 persone che porta avanti questa tradizione».
Dalle capsule di alluminio usate ora si realizzano sci, bastoncini e scarponi da sci. Com’è nata l’idea?
«La collaborazione con Faction ci offre la possibilità di mostrare la forza del design circolare. Abbiamo voluto farlo attraverso oggetti tipici dell’identità svizzera – e lo sci ne fa semplicemente parte. Dimostriamo così che il riciclo dell’alluminio è una cosa seria e che le capsule possono avere una seconda vita. E che ne possono nascere prodotti straordinari».
Non sarebbe più sostenibile semplicemente non usare più l’alluminio per le capsule?
«Abbiamo scelto l’alluminio quasi quaranta anni fa perché ha le proprietà perfette per proteggere ciò che per noi è più importante: il caffè. L’alluminio lo protegge da umidità, luce e ossidazione. Se si guarda una tazzina di caffè, la confezione rappresenta meno del dieci per cento dell’impronta di CO₂. E se si confronta l’intero ciclo di vita di una capsula di alluminio con altri tipi di imballaggio, spesso risulta addirittura migliore – a condizione che venga riciclata correttamente. Ecco perchè iniziative come queste sono importanti, per avvicinare le persone al significato e alle possibilità del riciclo».
La Svizzera è nota per essere campione mondiale del riciclo. Che percentuali raggiungete?
«Quando sono arrivato in Svizzera, mi ha colpito come sia normale, la domenica, andare al punto di raccolta e riciclare correttamente. Qui la consapevolezza è già molto alta. Nespresso ha creato un proprio sistema di riciclo con 3’700 punti di raccolta e il ritiro a domicilio. Attualmente oltre il settanta per cento delle nostre capsule viene riciclato. Inoltre, le nostre capsule sono composte per almeno ottanta per cento da alluminio riciclato. Secondo i dati di settore, la produzione di alluminio riciclato richiede il novantacinque per cento di energia in meno rispetto a quella dell’alluminio nuovo».
La maggior parte delle emissioni però si verifica nella coltivazione. Nespresso collabora con più di 168’000 coltivatori di caffè in 18 paesi nel mondo. Come controllate che la produzione sia sostenibile?
«Esiste un processo chiaro per la verifica. Il Sustainable Agricultural Network (SAN), i suoi membri o i rappresentanti locali della Rainforest Alliance verificano che le aziende agricole rispettino gli standard di sostenibilità e qualità del programma AAA. La verifica avviene ogni anno. SAN certifica anche le aziende che scelgono la certificazione Rainforest Alliance. Abbiamo più di ottocento agronomi e tecnici in loco. Ma non si tratta solo di controllo. Aiutiamo gli agricoltori a migliorare la produttività e la qualità attraverso pratiche sostenibili. Così aumenta anche il loro reddito».
I coltivatori stanno risentendo degli effetti del cambiamento climatico. Nel vino, un clima diverso porta a nuovi sapori. Vale anche per il vostro caffè?
«In effetti ci sono molte somiglianze tra vino e caffè. Il gusto dipende dal terroir, dal suolo. L’erosione del suolo e il cambiamento climatico minacciano la coltivazione e il gusto. Ecco perché con il nostro programma AAA puntiamo sull’agricoltura rigenerativa e collaboriamo intensamente con la Rainforest Alliance, per proteggere i terreni e quindi la qualità del nostro caffè».
La qualità ha un prezzo e i prezzi del caffè recentemente sono aumentati di parecchio. Nespresso diventerà un bene di lusso?
«No, ma offriamo prodotti di alta qualità. Credo che gli svizzeri siano molto attenti alla qualità. Quando spieghiamo cosa c’è dietro al prezzo – la qualità, la sostenibilità e la produzione locale qui in Svizzera –, i clienti ne capiscono il valore».
Tuttavia, i costi di affitto e cassa malati pesano su molti, le persone hanno meno soldi a disposizione. Non teme che i clienti si rivolgano ad alternative più economiche?
«No. È normale che diversi marchi coprano diversi segmenti. E forse le persone rinunciano a un caffè fuori casa, ma si concedono consapevolmente una tazza di Nespresso a casa».
Ha un rituale personale per il caffè?
«Cambia continuamente. Da italiano, in passato bevevo quasi solo il ristretto corto. Oggi spesso inizio la giornata con una grande tazza di caffè nero. E mi sto appassionando sempre più al caffè freddo».
Qual è per lei il più grande peccato legato al caffè?
«Viaggio molto e la cosa bella del caffè è che quasi ovunque assume caratteristiche locali. In Medio Oriente ho bevuto caffè con zafferano e cardamomo – molto diverso, ma affascinante. Da italiano, in Svizzera mi infastidisce piuttosto un altro peccato culinario».
Pizza Hawaii?
«Esatto. Se posso darvi un consiglio: l’ananas sulla pizza non ci va. Mai».






