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SVIZZERACommissione UNESCO: «La politica per la prima infanzia è lacunosa»

26.02.19 - 16:07
Le misure adottate finora sono «frammentarie e inefficaci», sottolinea la Commissione svizzera per l'UNESCO
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Commissione UNESCO: «La politica per la prima infanzia è lacunosa»
Le misure adottate finora sono «frammentarie e inefficaci», sottolinea la Commissione svizzera per l'UNESCO

BERNA - La Commissione svizzera per l'UNESCO chiede l'adozione di una vera e propria politica per la prima infanzia. Attualmente le possibilità di custodia per i bambini piccoli sono troppo spesso insufficienti, ciò che mette in discussione le pari opportunità dei fanciulli.

Negli ultimi anni Confederazione, Cantoni e Comuni, ma anche iniziative private, hanno iniziato a migliorare le condizioni quadro per «tutto ciò che facilita l'avvio a un apprendimento (...). Resta tuttavia ancora molto da fare», afferma la Commissione svizzera per l'UNESCO (l'Organizzazione delle Nazioni unite per l'educazione, la scienza e la cultura) in uno studio pubblicato oggi.

Le misure adottate finora sono «frammentarie e inefficaci». Per garantire che tutti i bambini in Svizzera abbiano le stesse opportunità all'inizio della scuola, è urgente mettere in atto una politica coerente per la prima infanzia, sottolinea la Commissione - un organo extraparlamentare di 20 membri, puramente consultivo, che si impegna su questo tema dal 2006.

Le esperienze di apprendimento nei primi anni di vita sono cruciali per lo sviluppo di ogni bambino. La Commissione chiede pertanto in primo luogo di migliorare l'offerta di strutture di custodia. In particolare, i Cantoni e i Comuni devono mettere a disposizione asili nido a prezzi ragionevoli, anche per le famiglie a basso reddito. «Queste offerte non mirano a sostituire le famiglie, ma le sostengono per favorire una crescita equilibrata dei figli», precisano gli esperti. Il finanziamento va concepito come un investimento e non come un onere.

La politica per la prima infanzia deve inoltre essere coordinata meglio. Vi rientrano infatti politiche diverse come quelle dell'istruzione, della socialità, della salute e dell'integrazione, che vanno coordinate a tutti i livelli dello Stato.

È pure necessario migliorare la qualità dell'offerta per l'infanzia, si legge nello studio. A questo proposito è necessario stabilire standard chiari sulle qualificazioni del personale, in particolare a livello pedagogico. Tutte queste raccomandazioni mirano a stimolare il dibattito in Svizzera.

La pubblicazione insiste anche sulla rilevanza economica di una autentica politica dell'infanzia. «Le bambine e i bambini che beneficiano di formazione, accompagnamento ed educazione adeguati in tenera età sono in seguito più sani e soddisfatti e riescono meglio nella vita. Per questo una politica della prima infanzia è importante anche dal punto di vista economico», indica il comunicato che accompagna la pubblicazione.

La Commissione svizzera per l'UNESCO sostiene gli obiettivi globali dell'agenzia dell'Onu formulati nell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Adottato dalle Nazioni Unite il 15 settembre 2015, questo documento sostiene le pari opportunità per ragazze e ragazzi nello sviluppo, nelle cure mediche e nell'istruzione prescolastica. Anche la Svizzera è tenuta a raggiungere questo obiettivo.

Contro il parere del Consiglio federale e della destra, il parlamento federale lo scorso settembre ha accettato una terza proroga quadriennale del sostegno per la creazione di asili nido. La relativa Legge federale sugli aiuti finanziari per la custodia di bambini complementare alla famiglia (LACust), entrata in vigore il primo febbraio 2003 avrebbe cessato di avere effetti al 31 gennaio di quest'anno. Governo e partiti borghesi avrebbero voluto mettere fine al progetto, argomentando che queste attività sono di competenza cantonale e comunale.

Il programma d'impulso finora ha beneficiato di 350 milioni di franchi con cui, per il momento, sono stati creati circa 57'400 posti per la prima infanzia.

La questione in parlamento non ha comunque vita facile. Venerdì scorso la Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura (CSEC) del Consiglio nazionale, con 12 voti contro 10, ha deciso che i bambini non possano beneficiare della Legge federale sulla promozione delle attività extrascolastiche di fanciulli e giovani (LPAG) sin dalla nascita, come auspicato da un'iniziativa parlamentare del consigliere nazionale Matthias Aebischer (PS/BE). Attualmente la LPAG è rivolta ai fanciulli dall'inizio dell'asilo.

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