Nonostante l'insistenza del gruppo Animal Equality (PEA), i servizi veterinari non multeranno il giovane pescatore. Il parere di Urs Luechinger, presidente dei pescatori ticinesi
LOSANNA - L'Ufficio del veterinario del canton Vaud non ha risposto alla petizione per una sanzione, formulata dal gruppo per l'uguaglianza degli animali (PEA), contro un giovane adepto della pesca "no-kill".
Il giovane, nello specifico, era stato accusato di aver pescato una grossa carpa (mostrata con orgoglio sui social), senza però averla uccisa. Ma non uccidere un pesce dopo la pesca è vietato dall'ordinanza sulla protezione degli animali (OPAn), che prevede multe fino a 300 franchi.
L'associazione, quindi, non ha esitato a reagire. Da parte sua, il giovane aveva confessato di conoscere l'esistenza di questa legge.
Il veterinario, tuttavia, ha ritenuto che «non vi è nessuna prova che il pesce abbia subito ovvie sofferenze». L'autorità preposta si è limitata a sensibilizzare il pescatore, chiedendogli di evitare la pubblicazione di foto delle sue prede, come fatto alla fine di maggio, quando aveva esibito una carpa di 26 chili, prima di restituirla al suo habitat naturale.
«Etico è pescare per mangiare» - «Perché pescare se non per portare a casa il pesce?» si chiede Urs Luechinger, presidente della Federazione ticinese per l’acquicoltura e la pesca: «In Ticino - prosegue - è vietato il rilascio sistematico del pesce. Anche noi del resto rilasciamo gli esemplari sotto misura, ma se uno va a pescare solo per divertirsi a scapito dell’animale e senza mai effettuare una cattura, si entra nel settore dell’incutere inutilmente delle sofferenze al pesce. Si perde lo scopo etico della pesca». E conclude: «Da sempre sono contrario al “catch & release”, il rilascio sistematico, e anche quando era di moda mi collocavo tra le mosche bianche. Ora invece pescare per mangiare il pesce è la filosofia che da controcorrente e diventata corrente. Anche tra gli americani».