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RUSSIA 2018Juan Cuadrado, il campione dal passato difficile

19.06.18 - 10:00
Il colombiano ha alle spalle una storia molto particolare: a 4 anni ha perso il padre, la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato... durante una sparatoria
Keystone
Juan Cuadrado, il campione dal passato difficile
Il colombiano ha alle spalle una storia molto particolare: a 4 anni ha perso il padre, la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato... durante una sparatoria
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SARANSK (Russia) - Quando lo vediamo sfrecciare sul campo, con quel cespuglio in testa e il sorriso sempre stampato in viso, è quasi naturale pensare a Juan Cuadrado come a uno dei tanti fortunati che, grazie al calcio, hanno avuto più di quanto avrebbero meritato. L’esterno della Colombia però ha alle spalle una storia tragica e ha dovuto sudare ogni centimetro guadagnato nel corso degli anni.

Cuadrado è nato nel 1988 a Necoclì, un villaggio situato nel nord del Paese quasi al confine con Panama: un territorio strategico per il narcotraffico e, proprio per questo, spesso teatro di scontri tra guerriglieri, paramilitari e signori della droga. Il futuro calciatore aveva 4 anni quando, durante una delle tante sparatorie, ha perso la vita il padre Guillermo, che di professione faceva il camionista e la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato: Juan non aveva assistito alla tragica scena soltanto perché, per scappare ai proiettili, si era nascosto sotto al letto. Per tirare a campare la madre si era trasferita più a sud per lavorare in una piantagione di banane: Juan la aiutava attaccando i bollini sulla frutta.

«Dovevo dare una svolta alla mia vita – confesserà anni dopo in un’intervista -. Cominciai col dare calci a qualsiasi cosa avevo sotto i piedi. Dovevo a tutti i costi diventare un giocatore professionista, per mia madre».

Cuadrado è poi tornato a Necoclì dalla nonna, la quale aveva sempre cercato invano di farlo diventare uno studente modello. Il nipote, però, aveva solo il calcio in testa, ed è soprattutto grazie a una forza di volontà fuori dal comune se oggi il 30enne è arrivato a disputare, da protagonista, il suo secondo Mondiale: l’ennesima sfida di un campione cresciuto fuggendo ai proiettili per il quale non c’è nulla di più bello che correre, sì, ma dietro a un pallone.

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