Per il quarto anno di fila Alessandro partecipa al tradizionale torneo grigionese: «Ambrì, squadra da ammirare. L'atmosfera è indescrivibile»
MENDRISIO - Giù le mani dalla Coppa Spengler! Per tanti il famosissimo torneo natalizio di Davos è l’occasione ideale per smaltire i classici cenoni natalizi e per vivere cinque giorni lontani dalla quotidianità. Dall’abbuffata sulle tavole, all’abbuffata hockeystica in terra grigionese il passo è breve. Passo che - da quattro anni a questa parte - compie anche Alessandro Brenta, tifosissimo del Lugano e assiduo frequentatore della Cornèr Arena. Nonostante la sua fede bianconera, il 29enne momò non ha detto “no” a una quarta avventura nei Grigioni. La sua speranza è quella di vedere all’opera la squadra di Luca Cereda...
«Proprio così. Questo è il quarto anno consecutivo che mi reco a Davos - le parole di Alessandro - L'atmosfera è indescrivibile. I tifosi di ogni squadra passeggiano per le strade del paese mostrando i colori della propria compagine in serenità e senza alcun tipo di violenza. È questo lo spirito dello sport. Più ci si avvicina alla pista e più l'atmosfera si scalda. La voglia di hockey inizia a farsi sentire ancora di più. Indipendentemente dalle squadre che si affrontano, il clima è pieno di allegria e voglia di divertirsi».
La tua fede è bianconera ma alla Spengler c’è l’Ambrì. Vuol dire che ti rechi a Davos “solo” per divertirti o ti interessano anche le sorti dei biancoblù?
«Nelle prime due annate sono stato fortunato vista la presenza del Lugano. In questa edizione, a dipendenza dei vari risultati, potrebbe capitarci di vedere l'Ambrì. Spero sia così! Mi piacerebbe molto poter sostenere una squadra ticinese alla Spengler».
Che idea ti sei fatto dell'Ambrì?
«Non lo seguo così attentamente come il Lugano. È una squadra giovane che lotta sempre fino all’ultimo secondo. È da ammirare...».
Com’è nata l’idea di andare alla Spengler? Il gruppo con cui ti rechi a Davos è composto soltanto da tifosi del Lugano?
«Seguo la Spengler sin da bambino. Il primo anno ho visto solo una partita per poi tornare a casa il giorno stesso. In seguito ci siamo organizzati, riuscendo a combinare di rimanere a Davos a dormire. Il primo anno sì, eravamo tutti di fede bianconera. In seguito, invece, il gruppo è diventato più numeroso e misto, luganesi e leventinesi. Ma è proprio questo il bello...».
Raccontaci la tua passione per l’hockey. Come ti sei avvicinato a questo sport?
«Ho iniziato a seguirlo a sei anni. L'interesse era già subito altissimo e così ho iniziato la scuola hockey. Praticavo disco su ghiaccio d'inverno e calcio d'estate. Per qualche anno sono riuscito a conciliare i due impegni, in seguito ho dovuto scegliere e (purtroppo) ho optato per il calcio. All'età di 18 anni la mancanza del ghiaccio sotto i pattini ha però iniziato a farsi sentire e così ho ricominciato a giocare a hockey nel torneo amatoriale di Lugano e, qualche anno dopo, a Chiasso in quarta lega».
Un pronostico: dove arriverà l’Ambrì alla Spengler?
«Secondo me almeno in semifinale. Anche se, per l'impegno e la grinta che mostrano ad ogni partita, credo possano anche vincere il torneo».