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L'OSPITE«Ambrì, HCL e Lugano Calcio sono dei tifosi. I dirigenti? L'è meii s'moort adèss che ross duman»

25.01.17 - 09:32
Contestazioni e clima teso? Per Arno Rossini la colpa è, per gran parte, di chi decide in seno ai club: «Dovrebbero essere sempre trasparenti. Le marce indietro sono imbarazzanti»
Ti-Press
«Ambrì, HCL e Lugano Calcio sono dei tifosi. I dirigenti? L'è meii s'moort adèss che ross duman»
Contestazioni e clima teso? Per Arno Rossini la colpa è, per gran parte, di chi decide in seno ai club: «Dovrebbero essere sempre trasparenti. Le marce indietro sono imbarazzanti»
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LUGANO/AMBRÌ - La squadra del cuore rallenta, tentenna, inciampa... e il tifoso si incazza. Di contestazioni, nei confronti dei club ticinesi, in questa stagione abbiamo fatto il pieno: il Lugano Calcio, l'Ambrì, l'Hockey Club Lugano, tutte le nostre rappresentanti sono infatti finite, prima o dopo, nel mirino della critica.

È la passione "latina" che ci contraddistingue, si dice. Forse è vero. Forse ha senso. Davvero però le contestazioni, spesso decise, violente, hanno senso? In fondo stiamo comunque parlando di club che, pur battendosi con l'eccellenza svizzera, sono l'espressione di un territorio, il nostro, economicamente meno competitivo rispetto ai colossi zurighesi o bernesi.

«Questo discorso vale per il Lugano Calcio e l'Ambrì - ci ha interrotti Arno Rossini - non per i bianconeri dell'hockey: loro hanno i mezzi per poter competere con le big d'oltre Gottardo. La contestazione, in ogni caso, è l'espressione dei tifosi. Se civile va rispettata, ascoltata...».

Perché si tirano le orecchie alle società?
«Perché c'è delusione. Perché non c'è chiarezza. Fossero trasparenti, da inizio a fine stagione, i club eviterebbero molti problemi. E invece spesso peccano nella fase di comunicazione verso l'esterno».

Le colpe sono dunque da cercare esclusivamente nel comportamento dei dirigenti?
«Loro sono assolutamente i primi responsabili di quanto sta accadendo. La programmazione di una stagione, gli acquisti, la già citata comunicazione... tutto parte da loro. Però non sono gli unici ad aver sbagliato».

Chi altro?
«Giocatori e allenatori vari non sono esenti da colpe. Gli atleti sono tutti brave persone. Quando però c'è da assumersi qualche responsabilità spesso si tirano indietro. I tecnici, invece... beh con le loro scelte e i loro comportamenti incidono parecchio. Certo, fossero sostenuti con maggior vigore dalle società, avrebbero meno problemi. Guardate Del Curto a Davos: non sempre ha completato anni positivi però, che io sappia, non è mai stato messo sulla graticola».

Qual è l'errore più comune - e più grave - che viene commesso, quello che fa imbufalire i tifosi?
«La creazione di false aspettative».

A inizio anno, alla presentazione dell'Ambrì, non avrebbero dovuto dire che da questa squadra si attendevano un grande campionato?
«Dico sempre: l'è meii s'moort adèss che ross duman. Meglio essere bianchi, pallidi, adesso che rossi domani. Dire semplicemente la verità sarebbe stato forse doloroso nell'immediato, ma avrebbe evitato parecchie grane durante tutta la stagione. Le marce indietro sono imbarazzanti».

È perché non lo si fa? I proclami ormai sono la norma...
«Perché devi vendere tessere, devi soddisfare gli sponsor...».

Ma alla fine, in questa querelle, chi può avanzare le pretese maggiori, il presidente, il dirigente o il tifoso? Di chi sono i club?
«I presidenti fanno grandi sacrifici e, ufficialmente, spendendo parecchio, possono fare e disfare quel che vogliono. Le società però, per come la vedo io, sono dei supporter, delle piazze».

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