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L'OSPITE - ARNO ROSSINI«Se fingi sei morto»

12.12.18 - 07:01
Duro o alla mano: com'è il tecnico perfetto? Arno Rossini: «Importante è essere trasparenti»
«Se fingi sei morto»
Duro o alla mano: com'è il tecnico perfetto? Arno Rossini: «Importante è essere trasparenti»
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LONDRA (GBR) - «Quando Sarri perde è terrificante». Parole e musica di Antonio Rüdiger. Ora, che un allenatore possa sbraitare dopo un rovescio può anche starci. Che questo sembri addirittura spaventoso deve in ogni caso far riflettere: quanta intensità, rabbia e grinta deve mettere nel suo lavoro un mister per incutere timore nei suoi ragazzi? Sia ben chiaro, per levare ogni dubbio a chi non sapesse di chi si sta parlando: Rüdiger non è un piccoletto che ha paura anche della sua ombra. Il 25enne tedesco è un omone (1,91m x 90kg) che di mestiere affronta attaccanti anche più grossi di lui. Di Sarri non dovrebbe preoccuparsi troppo...

La storia pallonara è ricca di allenatori "cattivi". Van Gaal è spesso arrivato allo scontro con i suoi giocatori, Ferguson ha spaccato un sopracciglio (per sbaglio) a Beckham, Conte tirava bottiglie nello spogliatoio tra il primo e il secondo tempo...
«Le sfuriate durante l'intervallo? Utilizzi il tuo potere per far reagire la squadra o il singolo elemento - ha sottolineato Arno Rossini - d'altronde studi lo dimostrano: i primi 15' della ripresa sono quelli che più incidono su una partita. Lì, sistemando l'aspetto tattico o toccando l'aspetto emotivo, puoi girare o incanalare un match».

Per quanto riguarda i cattivi della panchina invece? Quando parlavano "El Loco" Bielsa e "Big Sam" Allardyce, per esempio, nello spogliatoio non volava una mosca...
«Altri due tipi poco raccomandabili - ha aggiunto scherzando Arno - il secondo poi è pure veramente grosso... Scherzi a parte, ogni mister deve puntare sulla propria unicità, sul proprio carattere».

La nostra lista potrebbe continuare con il sempre pungente SpecialOne Mourinho, il violento Di Canio, il tosto Magath, Simeone il duro, il cattivissimo Mihajlovic... e il toscano Lippi, che parlava di giocatori da appendere al muro e prendere a calci nel culo...
«Tutti professionisti dalla grande personalità. Di Magath e Mihajlovic ricordo gli allenamenti la mattina presto, il giorno dopo le sconfitte».

Urlare, sbraitare, graffiare... è questa la carta vincente?
«Non per forza. Non devi obbligatoriamente essere un sergente di ferro per ottenere il massimo dai tuoi ragazzi. Mi viene in mente Ancelotti, per esempio. Lui di trofei ne ha vinti, e lo ha fatto gestendo il gruppo con serenità. Si mostra calmo, pacato, infonde sicurezza...».

Qual è dunque il comportamento corretto che un allenatore dovrebbe tenere?
«Quello che ti porta alla vittoria».

Non c'è uno schema preciso da seguire?
«Un tecnico deve essere... se stesso. Deve essere onesto e trasparente. Poi può essere duro o alla mano, importante è che non reciti: se sei artificiale il gruppo se ne accorge subito. Se fingi sei morto. I giocatori cercano una guida, un uomo. Se li tratti con lealtà sarai apprezzato e ripagato con la loro attenzione e il loro impegno».

Un altro allenatore "duro" era Capello. Uno che lodava i suoi dopo le sconfitte e li bacchettava dopo i successi.
«Ma è così che si dovrebbe fare. Il momento buono per apportare dei cambiamenti è sempre dopo una vittoria. Quando arrivano invece dei rovesci, il manager moderno dovrebbe solo pensare a difendere il gruppo da media e dirigenti. Se lo fa guadagna sicuramente dei punti».

L'ormai classica figura del tecnico-psicologo?
«Certe competenze sono indispensabili e sempre più richieste. Per arrivare alla Licenza UEFA Pro...».

...il cosidetto "patentino"...
«...Esatto. Per ottenerlo si completa un percorso che cura "solo" per il 70% l'aspetto tecnico, tattico e fisico. Nel rimanente 30% di studio si approfondiscono tematiche legate alla psicologia e alla gestione di un gruppo».

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