La Federazione ha tentato di alleggerire la propria posizione in merito alla problematica della doppia nazionalità: «Continuiamo a sostenere l'integrazione»
BERNA – Il putiferio scatenato dalle parole di Alex Miescher non si è ancora placato. Prendendo spunto dall'esultanza politica di Xherdan Shaqiri, Granit Xhaka e Stephan Lichtsteiner, il segretario generale dell'ASF aveva evidenziato una problematica esistente e proposto – in via non ufficiale - l'apertura del programma di formazione solamente ai giovani giocatori che rinunciano alla doppia nazionalità.
Tale dichiarazione (e proposta) ha sollevato un polverone. "Ma come, nel 2018 stiamo ancora a parlare di passaporti?", è stata la risposta meno piccante.
Nonostante la conferma del problema, l'ASF ha cercato di smorzare i toni, ammettendo di continuare a sostenere l'integrazione e dicendosi rammaricata perché l'intervista rilasciata dal suo segretario abbia dato l'impressione di discriminare chi è in possesso della doppia nazionalità.
Per evitare di veder partire i talenti formati - perché è questo il vero problema - la Federazione sta pensando all'introduzione di un contratto all'inizio del percorso, con il quale l'atleta rinuncia alla doppia nazionalità. La questione pare in ogni caso al momento lontana da una soluzione.