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SUPER LEAGUE«Non è più il tempo dei magnati stupidi. Tramezzani mi ha chiamato, abbiamo chiarito»

01.04.17 - 11:31
Angelo Renzetti tra presente e futuro: «Che il Lugano diventi una cantera. Per fortuna abbiamo le Alpi che ci proteggono»
Keystone
«Non è più il tempo dei magnati stupidi. Tramezzani mi ha chiamato, abbiamo chiarito»
Angelo Renzetti tra presente e futuro: «Che il Lugano diventi una cantera. Per fortuna abbiamo le Alpi che ci proteggono»
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LUGANO - Le incomprensioni - con tutta la tensione da esse generata - sono alle spalle, la tranquillità è tornata, la fiducia nel futuro, a breve come anche a lungo termine, è cresciuta. Le due settimane di pausa hanno fatto sicuramente bene al Lugano, ai suoi giocatori e ai suoi dirigenti. La squadra, emigrata per qualche giorno dal Ticino per il mini ritiro in Liguria, ha potuto lavorare serenamente. Negli uffici, invece, hanno potuto rifiatare e continuare a programmare con attenzione la stagione che verrà. Perché è questo, adesso, il primo pensiero di chi guida il club: con una salvezza alla portata, l'attenzione si è inevitabilmente spostata al campionato 2017-18, al mercato, ai conti da far quadrare...

«Siamo tranquillissimi - ha attaccato Angelo Renzetti - ogni incomprensione è stata superata e tutti abbiamo continuato a lavorare per il bene del Lugano, che poi è ciò che veramente conta».

Il tempo ha guarito ogni ferita, dunque...
«C'è stata una sconfitta spropositata - e mi riferisco a quella in casa del Thun - e una reazione spropositata ad essa. I toni si sono alzati ma, insomma... io e il mister siamo due segni di fuoco. Ci può stare anche questo. In fondo entrambi siamo costretti a confrontarci con responsabilità e pressioni. Io ne ho parecchie e in più sono molto esigente con me stesso. Lui vuol fare bene, benissimo, in questa sua prima esperienza in panchina». 

Il tanto atteso chiarimento è avvenuto.
«Assolutamente. L'allenatore mi ha chiamato, ci siamo parlati... nel pieno rispetto dei ruoli».

Tutto quanto accaduto lascerà strascichi?
«Sapete cosa mi ha fatto piacere in tutta la vicenda? Che i ragazzi si siano fatti scivolare addosso tutto quanto. Loro non hanno mai perso la concentrazione e la serenità. Alla fine era importante solo questo».

Ci ha parlato di pressioni da presidente. Lei è a Lugano dal 2010, quando mise le mani sul 20% del pacchetto azionario. Da lì il suo impegno è cresciuto e l'ha portata a divenire unico proprietario. In tutti questi anni lei è stato costretto a pagare di tasca sua per coprire parte dei conti. Ma il club sarà mai in grado di autofinanziarsi?
«La strada è tracciata e spero che, continuando a percorrerla, presto si possa arrivare anche a questo. Già dalla prossima stagione, tra diritti televisivi e sponsorizzazioni, potremmo riuscire a centrare il pareggio di bilancio. D'altronde quello è l'unico futuro sostenibile».

A mano che non arrivi il magnate di turno...
«Non è più il tempo dei magnati stupidi».

Gabriele Giulini, tristemente noto dalle nostre parti, spese almeno una quindicina di milioni di euro nella sua folle gestione del Bellinzona.
«Quella è un'altra storia. In generale, in ogni caso, uomini che buttano i soldi nelle realtà calcistiche come il Lugano non ce ne sono più. Non hanno senso. Chi sperpererebbe per una squadra che attira 3'000 spettatori? Ormai quello è il passato. Ora si deve fare in un altro modo. Si deve puntare sui giovani».

Da far crescere, valorizzare e poi rivendere?
«Il Lugano deve diventare una cantera». 

Un progetto del genere di quanto tempo ha bisogno per poi dare qualche frutto?
«Non tantissimo. Direi quattro o cinque anni. Fortunatamente abbiamo le Alpi che ci proteggono in qualche modo: i nostri giovani, quelli del Team Ticino e del nostro Settore giovanile, possiamo coccolarli e coltivarli senza troppa pressione. Si deve lavorare bene, certo, ma i risultati possono essere importanti».

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