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TORINOLicht e l’operazione: “Bruciata la pellicola che riveste la parete interna del cuore”

05.11.15 - 19:30
Il cardiologo Carù ha spiegato come il terzino svizzero sia riuscito a tornare in campo 32 giorni dopo l’intervento al cuore: “Ora deve riconquistare l’efficienza fisica"
Licht e l’operazione: “Bruciata la pellicola che riveste la parete interna del cuore”
Il cardiologo Carù ha spiegato come il terzino svizzero sia riuscito a tornare in campo 32 giorni dopo l’intervento al cuore: “Ora deve riconquistare l’efficienza fisica"
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TORINO (Italia) - La convocazione per la sfida di Champions League contro il Mönchengladbach aveva sorpreso tutti, la sua partenza da titolare aveva lasciato a bocca aperta, il suo gol decisivo contro i tedeschi ha reso felici non solo i suoi tifosi e quelli della Juventus, ma tutti gli amanti del calcio: Stephan Lichtsteiner, 32 giorni dopo l’intervento subito al cuore, ha dimostrato ancora una volta di essere un lottatore.

Il suo recupero sa di miracolo, ma della stessa idea non è Bruno Carù, cardiologo di fama mondiale che ha spiegato come sia stato effettuato l’intervento ai colleghi di Tuttosport: “I miracoli lasciamoli a Dio, qui si tratta solo di scienza - ha esordito - Vent’anni fa un giocatore con questo problema cardiaco avrebbe dovuto smettere di giocare perché l’ablazione non esisteva ancora. Ora invece, come nel caso di Lichtsteiner, l’atleta può continuare con la sua vita”.

L’operazione al cuore a cui è stato sottoposto l’esterno rossocrociato per curare il flutter atriale è stato un intervento semi invasivo: “Non ci sono tagli, neanche cicatrici - ha continuato - Si buca un’artieria o una vena, una cosa simile a un prelievo di sangue, e con una sonda si raggiunge il cuore per cauterizzare, ovvero bruciare, l’endocardio, la pellicola che riveste la parete interna del cuore. Così si interrompe il circuito elettrico che dà origine ai battiti anomali e al flutter atriale. Ci sono dei farmaci che producono lo stesso effetto, ma l’intervento è il metodo più efficace”.

L’esperto non è preoccupato più di tanto neanche delle tempistiche accorciate con le quali Lichtsteiner è tornato in campo: “Noi consigliamo tempi più lunghi, poiché così i pericoli diminuiscono; sei mesi, per un’ablazione, sarebbe un tempo corretto. Ma alla Juventus avranno sicuramente calcolato i rischi. Inoltre Stephan ora non dovrà riguardarsi, non è un’influenza: dovrà solo riconquistare gradualmente i livelli di efficienza fisica. Il cuore del ragazzo è sano!”, ha concluso.

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