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CANTONE

La magia nascosta nel canto degli uccelli

Complessa e affascinante, "Cantus Avium" dell'Ivano Torre Duo è un'opera che scardina i confini del tempo e dell'interpretazione
STEFANO FRANCHINI / IVANO TORRE
La magia nascosta nel canto degli uccelli
Complessa e affascinante, "Cantus Avium" dell'Ivano Torre Duo è un'opera che scardina i confini del tempo e dell'interpretazione

LUGANO - Pier Paolo Pasolini, nel suo film del 1966 "Uccellacci e uccellini", affida ai due frati francescani Ciccillo e Ninetto (il primo interpretato da Totò, il secondo da Ninetto Davoli) l'arduo compito di evangelizzare falchi e passeri. Per farlo i due passano mesi a cercare di trovare un linguaggio adatto e, infine, trovano la chiave che permette la comunicazione con i volatili.

Chissà se questo film ha influenzato Ivano Torre nella composizione di "Cantus Avium", opera che si situa tra il jazz e l'avanguardia e il cui germe è stato piantato nel complicato periodo della pandemia di coronavirus. In quei mesi di costrizioni e clausura, gli uccelli divennero per Torre il simbolo di libertà ed evasione.

Sono sette le specie "investigate", una per ogni traccia dell'opera: pettirosso, fringuello, tordo, merlo, barbagianni, cardellino e usignolo. Il canto di esse non è mai riproposto pedissequamente, ma viene filtrato e rielaborato da Torre con le sue percussioni e dall'altro protagonista dell'incisione, Carlo Maria Nartoni. Il pianista è stato chiamato a una magistrale interpretazione delle complesse «partiture grafico/suggestive», per usare l'espressione di Valentina Barri, che costituiscono l'ossatura dell'opera e la cui riproposizione arricchisce il libretto del Cd.

Le composizioni sono imprevedibili, proprio come il volo di creature selvatiche che non rispondono a dettami prestabiliti. A momenti di grande frenesia seguono fasi quasi di stallo, di attesa - non priva peraltro di tensione. In questi minuti (la composizione più breve si estende per sette e 30 secondi) viene compiuto uno studio di esplorazione, «da cui sono nate strutture ben definite quali codici numerici, ricavati da frammenti del canto degli uccelli». Se il primo preludio è un brontolio, nei successivi troviamo un bisbiglio punteggiato, poi un ritmo dispari e poi ancora un ritmo dissonante oppure ipnotico.

Come nel film di Pasolini, ecco che si genera una comunicazione non verbale che permette di mettersi in comunicazione, a un livello quasi magico, con le creature che popolano l'aria. Il lavoro dell'Ivano Torre Duo, con il suo carico di suggestioni, rifugge l'ascolto frettoloso ma anzi si presta a continue sorprese. La prima? Che i confini del tempo si possono scardinare, che la percezione è assolutamente relativa.

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