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PeopleALCOL: IN ITALIA SI BEVE MENO MA 'PRIMA', DRINK ABITUDINE PER META' TEENAGER

05.04.07 - 16:30
ALCOL: IN ITALIA SI BEVE MENO MA 'PRIMA', DRINK ABITUDINE PER META' TEENAGER

Roma, 5 apr. (Adnkronos Salute) - In Italia si beve meno alcol rispetto ai Paesi europei, ma si comincia prima ad 'assaggiare' vino, birra o vodka. Secondo le stime dell’Osservatorio fumo, alcol e droga (Ossfad) dell’Istituto superiore di sanità, sono circa 800 mila i giovani fra i 14 e i 16 anni, dunque al di sotto dell’età legale, che dichiarano di consumare bevande alcoliche. Un numero che rappresenta il 40% dell’intera popolazione italiana in questa fascia d'età. Il nostro è il Paese più precocemente si comincia a bere, in media a 12,2 anni rispetto ai 14,6 dell’Unione europea. A ricordare i dati è il ministero della Salute, che ha annunciato oggi l'avvio del 'Piano nazionale alcol e salute' per ridurre il consumo di 'drink' nel Bel Paese, in particolare fra i giovani, e le conseguenze per la salute. Nel nostro Paese va meglio per quanto riguarda il consumo pro capite di alcol: l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel 2003 ha rilevato per l’Italia un consumo medio annuo pro capite di alcol puro di 7,6 litri, contro i 13,9 del 1980 e i 9,8 del 1990. E sebbene l’Oms abbia fissato come obiettivo per il 2015 la riduzione del consumo a 6 litri l’anno per la popolazione oltre i 15 anni e a zero litri per la popolazione d’età inferiore, il 'dato Italia' al 2003 si attesta al di sotto della media europea (11,4 litri pro capite) e di numerosi Paesi membri, tra i quali Germania (12,7), Francia (12,3), Spagna (11,7), Regno Unito (11,4) e Portogallo (11,1). Eppure le 'cattive abitudini', come l'ubriacarsi, sono diffuse fra i nostri giovani: l’indagine Espad 2003 (Europea School Survey Project on Alcohol and other Drugs), condotta in Italia su un campione di studenti fra i 15 e i 16 anni dal Consiglio nazionale delle ricerche in collaborazione con il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, rileva che il 13 % dei giovani italiani intervistati assume alcolici proprio per 'sballarsi' (il 19% dei maschi e l’8% delle femmine). Si è ubriacato due o più volte nella vita, poi, il 5% dei maschi e l'1 % delle femmine a 11 anni, il 7,4% e il 5,2% a 13 anni e il 22,8% e il 16,8% a 15 anni. L’Italia - ricorda il ministero della Salute - è un Paese in cui il consumo di bevande alcoliche, e in particolare di vino, fa parte di una radicata tradizione culturale e l’assunzione moderata di alcol è una consuetudine alimentare molto diffusa. Negli ultimi anni si stanno inoltre diffondendo, soprattutto tra i giovani - sottolinea nella prefazione al piano - modelli di consumo importati dai Paesi del Nord Europa che comportano notevoli variazioni nella quantità e qualità dei consumi. Cioè si beve sempre meno vino o bevande a bassa gradazione alcolica, a completamento dei pasti, e sempre più si consumano alcolici al di fuori dei pasti, talvolta in sostituzione degli stessi, e in occasioni ricreazionali, preferendo bevande ad alto contenuto alcolico e in quantità spesso eccessive. In queste condizioni - si fa notare - l’alcol diviene un possibile facilitatore al consumo di altre droghe. Secondo l'Oms, inoltre, il consumo di alcolici è responsabile del 9% del totale delle cause di morte nella Regione europea.Per questi motivi - afferma il ministero - il 'Piano nazionale alcol e salute' non può non richiedere un successivo e più ampio Piano nazionale alcol. Fra gli interventi previsti dal progetto attuale, intanto, una serie di strategie di informazione rivolta in particolare ai giovani, attraverso i massmedia e la scuola; il coinvolgimento nell'opera di educazione dei medici di famiglia, dei pediatri, ma anche dei sindacati dei lavoratori, dei venditori di sostanze alcoliche e delle organizzazioni di volontariato; il monitoraggio permanente per la valutazione dell'impatto dell'alcol sulla salute; il potenziamento dei controlli delle autorità con la prova del 'palloncino' sulle strade; lo sviluppo di singoli piani regionali e di una rete a cui aderiscano tutte le Regioni per la valutazione dei problemi alcologici e interventi di buona pratica. (Bdc/Adnkronos Salute)

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