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GERMANIAIl presunto bodyguard di Bin Laden «rapito e spedito via»

17.07.18 - 12:55
Sami A. nega di essere mai stato alle dipendenze del leader di Al Qaida e accusa le autorità di razzismo
Archivio Keystone
Il presunto bodyguard di Bin Laden «rapito e spedito via»
Sami A. nega di essere mai stato alle dipendenze del leader di Al Qaida e accusa le autorità di razzismo

BERLINO - Nega di essere mai stato il bodyguard di Osama Bin Laden e afferma di essere stato "rapito" e rispedito in Tunisia, in violazione dei suoi diritti: è questa la tesi di Sami A., intervistato dalla Bild in esclusiva, nel pieno di un dibattito politico e giuridico in Germania, provocato dal respingimento del presunto ex bodyguard di Osama Bin Laden.

Sami A. è stato rimpatriato in Tunisia la settimana scorsa, ma un giudice ha subito contestato la procedura, affermando che sia stata illegale e che lui debba essere adesso riportato in Germania. Una situazione che imbarazza anche il ministero dell'Interno, guidato da Horst Seehofer.

«Sono stato rapito dalla Germania. Alle tre del mattino mi hanno semplicemente preso. Io ho detto alla polizia che un tribunale ha vietato la mia espulsione. Ma loro hanno detto che l'ordine arrivava da molto in alto e che non potevo fare nulla contro. Non ho potuto neanche vedere il mio avvocato. E mi hanno impedito di contattare mia moglie e i miei bambini. Poi sono stato messo su un aereo privato e spedito via. Non avrei mai pensato che una cosa del genere potesse accadere in uno stato di diritto come la Germania», afferma al tabloid.

Sami A. riferisce anche di essersi dovuto spogliare davanti agli agenti, «nonostante io abbia detto loro che come musulmano non volevo essere nudo davanti a loro». «È puro razzismo il fatto che io sia stato respinto dalla Germania. Solo perché il ministro dell'Interno non mi vuole più avere nel Paese. E quindi viene semplicemente asserito che uno sia estremista», aggiunge.

«Sono stato 11 anni in Germania, le autorità recentemente mi hanno controllato quotidianamente, non c'è nulla che mi si possa rimproverare», afferma, sottolineando di non essere mai stato la guardia del corpo del leader di al Qaeda, e di non essere mai stato neppure in Afghanistan. «La cosa peggiore è che sono stato allontanato dai miei quattro bambini. Io voglio vivere con la mia famiglia in Germania», spiega. «Combatterò per i miei diritti e dopo la mia liberazione in Tunisia farò in modo di poter tornare in Germania dalla mia famiglia», è la conclusione.

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