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Dal MondoCOMO: Gianfranco Miglio, l’intellettuale delle masse

11.08.01 - 13:11
In Valtellina era atteso in questi giorni per il Premio letterario che annualmente viene consegnato a Madesimo.
COMO: Gianfranco Miglio, l’intellettuale delle masse
In Valtellina era atteso in questi giorni per il Premio letterario che annualmente viene consegnato a Madesimo.
COMO.

Era l’intellettuale delle masse quel Gianfranco Miglio scomparso dopo lunga malattia nel pomeriggio di ieri all’età di 83 anni nella sua abitazione di Salita Cappuccini, a Como, e che aveva cominciato a studiare con Oscar Luigi Scalfaro. Poi il Professore incontrò sulla sua strada il “Bullo di periferia”, quell’Umberto Bossi padre della Lega Nord che ne fece diventare Miglio la “madre”. E c’è non solo un intero mondo politico, intellettuale, sociale ed imprenditoriale che ne piange la perdita, ci sono i tanti amici che la sua carica umana gli aveva permesso di avere nel tempo. Un intero paese lariano, quello di Domaso, al confine fra Comasco, Lecchese e Valtellinese, ne piange oggi la sua morte. Laddove soleva spesso rifugiarsi per trascorrere momenti di relax, per un bicchiere di nostranello in compagnia, per condividere l’infinita passione che nutriva verso il lago di Como. Appassionato cultore del modello costituzionale svizzero, Gianfranco Miglio, da Scienziato politico, aveva forse visto in Bossi la possibilità di sviluppare e concretizzare le sue teorie. Qualche anno prima aveva individuato tale possibilità in Craxi. “Ha dato senso e dignità al Movimento leghista – dice Armando Selva, Presidente della Provincia di Como –. E mentre l’intellighenzia stava alla larga da Bossi, Miglio aveva capito subito quanto Bossi e la Lega sarebbero stati effetti dirompenti nella politica italiana”. Il primo ad essere avvisato della morte del politologo è stato il Sindaco Botta, in vacanza, e che lo ricorda con stima sottolineando come “al di là della condivisione o meno delle sue idee, è uno dei pochissimi comaschi la cui fama non solo ha varcato la Convalle ma anche i confini internazionali”. Dunque un grande comasco, grande cultore della storia e della tradizione del territorio che, a suo dire ospitava la stirpe dei Miglio sin dal 1200. Pur abitando a Como amava definirsi più un “laghée” che uno di città confermando quella sua predisposizione per l’Alto Lario e quella Domaso che in alcuni mesi dell’anno lo ospitava. Di quella zona ne conosceva tutte le sfaccettature. Un uomo che “ha dato tanto alla Lega” come ha detto il Ministro alla Giustizia, il lecchese Roberto Castelli. Gianfranco Miglio era personaggio di “uno spessore indiscutibile” secondo il Presidente della Lega Lombarda e Consigliere regionale Stefano Galli, di Calolziocorte (Lc) ed ex Commissario del Carroccio di Como. “Una figura storica, indiscutibilmente” è stata e rimarrà, invece, per il Segretario provinciale della Lega di Lecco, Giulio De Capitani. Un grande ideologo “che – secondo il Senatore leghista valtellinese Fiorello Provera – ha contribuito in modo determinante all’elaborazione dell’ideologia del partito”. In Valtellina Miglio l’ultima volta si era recato in occasione di una conferenza indetta dalla Banca Popolare di Sondrio. Tutti ne avevano notato il suo fisico ormai stanco, debilitato dalla lunga malattia. Ma la sua mente perfettamente lucida: come sempre. In Valtellina era atteso in questi giorni per il Premio letterario che annualmente viene consegnato a Madesimo. Fu lui il primo, fra l’altro, a ricevere 5 anni fa il riconoscimento della cittadina della Valchiavenna per la sua carriera di studioso.

di Bob Decker

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