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ITALIARaganello: l'abbraccio della bimba al suo soccorritore

21.08.18 - 20:49
Il bilancio definitivo è di dieci vittime e non ci sono più dispersi. Aperta un'inchiesta contro ignoti per omicidio colposo, lesioni colpose, inondazione e omissioni di atti d'ufficio
Keystone
Raganello: l'abbraccio della bimba al suo soccorritore
Il bilancio definitivo è di dieci vittime e non ci sono più dispersi. Aperta un'inchiesta contro ignoti per omicidio colposo, lesioni colpose, inondazione e omissioni di atti d'ufficio

COSENZA - «Da oggi questa non è la foto della mia vita, bensì della sua vita». È con queste parole che Pasquale Gagliardi, dirigente medico dell'Elisoccorso di Cosenza, ha accompagnato ieri la foto che ritrae l'abbraccio della bambina salvata dalla piena del fiume nelle gole del Raganello. La piccola Chiara di 9 anni si trovava in stato di ipotermia. «Volo da oltre vent’anni – ha spiegato Gagliardi –, ho soccorso centinaia di persone in situazioni difficili, ma mai mi era capitata una disgrazia di queste dimensioni. Forse la peggiore della mia vita professionale».

Il bilancio definitivo del dramma delle Gole del Raganello è di dieci vittime e non ci sono più dispersi. In tutto 44 persone sono state coinvolte dall'onda di piena che si è abbattuta su gruppi organizzati ed escursionisti "fai da te". «C'era un'allerta gialla - ha detto il Capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli che domani sarà a Civita per un sopralluogo - e ricordo che con questa allerta ci possono essere morti».

Una vicenda quella del Raganello che ha scosso il Paese, dei sentimenti del quale si è fatto interprete il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha detto di provare «grande tristezza per questa nuova tragedia», mettendo in evidenza la «consueta abnegazione» degli uomini del soccorso. Anche il premier Giuseppe Conte ha manifestato «apprensione e preoccupazione», aggiungendo il «grazie del Governo all'instancabile macchina dei soccorsi».

Dopo quasi 24 ore di dolore e angoscia non ci dovrebbero essere altri tragici fatti nuovi. La speranza che la conta dei morti sia finita è stata suffragata anche dal clima di smobilitazione che si è respirato nel pomeriggio nella piazza di Civita, diventata, suo malgrado, l'epicentro del dolore per tante famiglie colpite dalla piena scatenatasi a monte del Ponte del Diavolo.

Quella stessa piazza che è stata attraversata da storie di solidarietà e di lutto come quella dell'unica vittima calabrese, Antonio De Rasis, di 32 anni, guida esperta che era stato uno degli "angeli di Rigopiano", tradito da quelle forre che conosceva come le sue tasche, o quelle della coppia di coniugi campani, del "padre coraggio" di Brindisi, morto dopo avere messo in salvo i figli, delle due ballerine pugliesi, dell'escursionista bergamasca o di quello romano.

La Procura della Repubblica di Castrovillari ha aperto un'inchiesta contro ignoti ipotizzando i reati di omicidio colposo, lesioni colpose, inondazione e omissioni di atti d'ufficio, mentre il ministro dell'Ambiente Sergio Costa si è detto intenzionato, con il Governo, a presidiare il fronte amministrativo della vicenda.

«Il Paese è stanco di piangere i morti - ha detto Costa - e io sono qui proprio per capire chi doveva fare cosa e non l'ha fatto e se c'è stata sciatteria o negligenza da parte di qualcuno. D'intesa con il premier abbiamo chiesto alla Prefettura di Cosenza una relazione amministrativa. C'è un dovere di trasparenza che va rispettato».

Anche Civita in queste ore ha avuto i suoi "angel"i, soccorritori che si sono calati con le funi e i verricelli subito dopo la tragedia per salvare vite umane. Almeno in 70, tra Soccorso alpino, con squadre provenienti anche da Campania, Basilicata e Umbria, speleo-fluviali dei vigili del fuoco, Protezione civile, carabinieri forestale e polizia, hanno partecipato senza sosta alle operazioni di recupero dei feriti e dei deceduti.

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