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ITALIA/EGITTOCaso Regeni, ecco le prime verità

01.03.16 - 15:17
Torture a intervalli regolari tipiche dei servizi di sicurezza egiziani e il telefono attivo per qualche minuto dopo la scomparsa
Caso Regeni, ecco le prime verità
Torture a intervalli regolari tipiche dei servizi di sicurezza egiziani e il telefono attivo per qualche minuto dopo la scomparsa

IL CAIRO - Interrogato per diversi giorni, cinque o sette, torturato tre volte a intervalli di 10-14 ore, infine ucciso con un colpo alla testa. Queste le prime rivelazioni fornite dal direttore del dipartimento di medicina forense del Cairo, Hisham Abdel Hamid in merito alla fine di Giulio Regeni, il ricercatore trovato senza vita in un fosso al Cairo. 

Le torture - I dettagli sono emersi dall’autopsia svolta in Egitto. A fornire queste informazioni il procuratore Ahmad Naji, che fin dai primi istanti dal ritrovamento, contrariamente a quanto sosteneva la polizia, aveva parlato di segni di torture.

Secondo le associazioni dei diritti umani, a torturare il ricercato sarebbero stati i servizi di sicurezza egiziani. Questa deduzione è stata suggerita dalle tecniche usate, in particolare la sequenza a intervalli regolari nel tempo. Come riporta Reuters, chi lo ha ucciso «lo stava interrogando per ottenere delle informazioni».

Il ministero dell’Interno non ha voluto commentare tali informazioni. Nelle ultime settimane ha imputato la morte a attività criminali o vendette personali.

Il luogo - Un aiuto per risolvere il caso potrebbe arrivare anche dalle nuove tecnologie. Il telefono di Regeni, secondo quanto riporta il giornale locale Al Masry al Youm, risulterebbe staccato dalle 20.25 del 25 gennaio, ma sarebbe tornato attivo per qualche minuto il 26 gennaio. Il giorno successivo alla sua scomparsa avrebbe ricevuto una telefonata, il telefono avrebbe squillato a vuoto. Si potrebbe quindi risalire al luogo dove è stato portato.

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