La UE: «Serve più azione, più responsabilità». I messaggi di congratulazioni di Zelensky e Netanyahu
PARIGI - Se la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola e l'alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas si sono precipitati a sottolineare sulla rete sociale X la crucialità del legame transatlantico, scegliendo di sorvolare sulle parole di Trump che ha confermato la volontà di imporre dazi commerciali e ha annunciato la fine - o quasi - delle politiche verdi, ci è andato invece dritto invece il primo ministro francese François Bayrou. «Così la Ue e la Francia rischiano di restare schiacciati»,
L'isolamento che si profila all'orizzonte fa il paio con l'assenza dei leader europei al giuramento. Sul fatto che la premier italiana Giorgia Meloni sia stata l'unica leader dell'Ue presente all'investitura di Trump, si è espressa la vice presidente della Commissione europea Stéphane Séjourné: «I dazi colpiscono tutti, anche l'Italia. L'Ue deve parlare con una voce sola».
Di fronte all'imprevedibilità americana «serve più azione, più responsabilità», è il mantra che circola nelle cancellerie europee. A Bruxelles sono convinti che, di fronte al nemico cinese, Washington abbia bisogno dell'Ue anche nel commercio. Non a caso la Commissione ha scelto la linea dura con Pechino. L'ultimo atto è stata la richiesta di consultazioni all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro "pratiche sleali e illegali" della Cina sulla proprietà intellettuale. Potrà bastare?
Il dossier dazi è strettamente legato a quello della difesa, e in Ue c'è chi spera che, venendogli incontro sull'aumento dei fondi per la Nato, l'ira di Trump possa attenuarsi. Il 5% del prodotto interno lordo (Pil) indicato dal presidente americano è un numero irreale, semmai una strategia negoziale. Al momento gli alleati stanno negoziando ferocemente e il 3% poteva essere un buon punto di caduta (Trump non è il solo a chiedere un maggior impegno: la Polonia già viaggia intorno al 4,7% e la Lituania ha promesso un esborso). «Metteremo il turbo alle spese sulla difesa», ha sottolineato il segretario generale dell'alleanza Mark Rutte.
Ma oltre ai quattrini c'è di più. Il futuro dell'Ucraina, ad esempio. La Nato ha appena avviato in Germania il comando per la gestione degli aiuti e dell'addestramento. Sopravviverà? E che ne sarà del suo percorso di adesione alla Nato? Zelensky su X congratulandosi con Trump ha scritto che « è un giorno di cambiamento e anche un giorno di speranza per la risoluzione di molti problemi, tra cui le sfide globali».
Infine, il rapporto con la Russia. Un accordo Putin-Trump sull'architettura della sicurezza europea senza coinvolgere Bruxelles (o Kiev) svuoterebbe di senso la Nato, che resterebbe in piedi come mero mercato per l'industria bellica Usa. "Le nazioni si preparano a un mondo post-europeo", avvertiva un editoriale del quotidiano statunitense The Wall Street Journal a una manciata d'ore dall'inizio dell'era Trump.
Dall'altro scenario di guerra arrivano le parole di Netanyahu: «Credo che lavorando di nuovo insieme porteremo l'alleanza tra Stati Uniti e Israele a livelli ancora più alti» ha detto in un videomessaggio.
Euforico il leader del partito spagnolo dell'estrema destra Vox, Santiago Abascal: «E' un giorno storico. A partire da oggi il globalismo è nei guai, l'agenda Woke e quanti vogliono tagliare le libertà sono nei guai».