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SOCIETÀUno studio rivela: non sono i social media a radicalizzare

28.06.18 - 14:24
Una ricerca australiana stabilisce che il jihadismo nasce in famiglia e nei gruppi sociali
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Uno studio rivela: non sono i social media a radicalizzare
Una ricerca australiana stabilisce che il jihadismo nasce in famiglia e nei gruppi sociali

SYDNEY - Una ricerca di esperti australiani sfata il mito diffuso secondo cui i social media creano terroristi - l'idea cioè che si diventi terroristi in un vuoto, solo guardando propaganda on line dello Stato islamico (Isis). Il rapporto, che ha esaminato tre ondate di cospirazioni terroristiche in un periodo di 17 anni in Australia, conclude che il jihadismo - definito come "violenta manifestazione dell'islamismo" - trae in massima parte le sue radici in gruppi sociali e familiari.

"È quell'influenza dal mondo reale, non dei fattori legati al comportamento on line o a contatti on line", scrivono gli autori della ricerca, Shandon Harris-Hogan e Kate Barrelle, che addestrano le autorità antiterrorismo e la polizia federale australiana in materia di deradicalizzazione e di disimpegno dal terrorismo.

"Nella rete jihadista di adolescenti australiani vi sono pochissimi esempi di giovani radicalizzati soltanto on line". Dei 116 jihadisti australiani studiati nel periodo, è risultato che 109 avevano collegamenti umani nel mondo reale.

Mentre internet consente agli adolescenti di collegarsi con persone in tutto il mondo, la piattaforme di social media agiscono solo come camere d'eco, per rinforzare credenze esistenti. Non vi sono evidenze che sia quella la causa della radicalizzazione. "È ora di smettere di incolpare i social media di radicalizzare i jihadisti adolescenti, e piuttosto di guardare alle reti esistenti", scrivono i ricercatori.

Nell'esame del campione nell'arco di 17 anni, i lupi solitari sono stati assolutamente infrequenti, anche se dalla metà del 2014 vi è stato un piccolo aumento nel numero di persone che programmano da soli atti di violenza. Statisticamente, hanno una probabilità molto maggiore di soffrire di una malattia mentale diagnosticabile, rispetto a individui che si radicalizzano in un contesto sociale, e non sono presenti nella rete terroristica nel suo insieme.

Coloro che agiscono da soli sono un'eccezione alla norma, almeno in Australia, e coloro che hanno pianificato o commesso un atto di violenza avevano comunque legami familiari o strette connessioni personali con altre persone.

Benché non vi siano state donne coinvolte durante le due prime ondate di jihadisti esaminati, negli ultimi anni alcune donne sono state incriminate con reati terroristici. In ciascun caso sono state arrestate mentre assistevano il compagno o un altro familiare in attività legate al terrorismo. "Le donne stanno certamente svolgendo un ruolo più attivo nella rete e sono aumentate quelle in prima linea", scrivono gli autori della ricerca.

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