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FRANCIAIl decreto di un sindaco francese: «È vietato morire in casa»

18.05.17 - 22:45
Provocatorio e «simbolico», il provvedimento ha ottenuto il suo scopo: far parlare di Laigneville
P.poschadel
Il decreto di un sindaco francese: «È vietato morire in casa»
Provocatorio e «simbolico», il provvedimento ha ottenuto il suo scopo: far parlare di Laigneville

LAIGNEVILLE -  Emesso mercoledì, il decreto del sindaco di un piccolo comune a nord di Parigi ha fatto saltare molti sulla sedia. Nel documento si proibisce infatti agli abitanti del paese di esalare il loro ultimo respiro in casa: «Ai residenti di Laigneville è fatto divieto di morire al loro domicilio», scrive il sindaco Christophe Dietrich con tanto di timbro, firma e riferimenti ad articoli di legge.

L’obiettivo della norma (non valida), tuttavia, non è quello di strappare anziani morenti all’intimità delle loro quattro mura per farli spirare in ospedale. L’intento di Dietrich è quello di attirare l’attenzione delle autorità superiori su quella che chiama la «desertificazione medica» di Laigneville. Per la penuria di dottori, in particolare, nel comune di 5mila anime ci vogliono «ore» per far constatare un decesso.

L’ultimo episodio, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è avvenuto sabato scorso: «Ho dovuto aspettare sei ore perché arrivasse un medico», lamenta il sindaco parlando con Franceinfo. Dopo una ventina di telefonate a tutti i dottori della zona, il sindaco ha finito per chiamare un’ambulanza al fine di permettere ai familiari di ricomporre la salma del defunto: «Sono loro che hanno constatato il decesso benché non rientri nelle loro mansioni», spiega.

I morti, certo, non hanno fretta, ma quello che succede a loro fa temere per i vivi, confessa Dietrich. A fine anno, infatti, i due medici che esercitano nel comune andranno in pensione e non c’è nessuno per rimpiazzarli. Nonostante allettanti offerte come locali ceduti a titolo gratuito e servizi di segreteria offerti dal comune i candidati latitano. La richiesta del sindaco è che lo Stato “leghi” i medici alla regione in cui hanno fatto i loro studi e li costringa ad esercitare lì.

 

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