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BELGIOBelgio diviso anche sulla sicurezza

24.11.15 - 19:35
Le riforme del sistema di polizia e giudiziario degli anni Novanta non sembrano più essere sufficienti
Belgio diviso anche sulla sicurezza
Le riforme del sistema di polizia e giudiziario degli anni Novanta non sembrano più essere sufficienti

BRUXELLES - Ora che il Belgio si trova a fare i conti col terrorismo islamico, le riforme del sistema di polizia e giudiziario resesi necessarie dopo gli errori investigativi messi a nudo dal tragico caso del rapitore e assassino seriale di bambine Marc Dutroux, negli anni Novanta, sembrano non essere più sufficienti.

Lo stesso primo ministro Charles Michel nei giorni scorsi ha posto l'accento sulla necessità "di fare di più e meglio" nella lotta agli uomini del Califfato, ma l'eccessiva frammentazione territoriale, e la complessità burocratica e politica del Paese, dove tutti vogliono mantenere una piccola fetta di potere, rendono la strada tutta in salita.

Un esempio su tutti: la capitale del Paese, la Regione di Bruxelles è composta da 19 comuni, spesso amministrati da schieramenti politici di segno opposto, e contrari a conformarsi alle decisioni delle autorità centrali. E anche se i corpi di polizia da 19 sono stati ridotti a sei, la situazione è ancora piuttosto anacronistica, considerata la necessità di fare uno sforzo di unificazione per battere il terrorismo. "Le forze in campo sono distribuite male nel territorio", spiega Brice De Ruyver, professore di criminologia all'Università di Gent.

Ma alla confusione di catene di comando che si intrecciano tra loro, inceppandosi, spesso si aggiungono incomprensioni originate dal "divide" linguistico tra valloni francofoni e fiamminghi, che rendono il Paese fragile, aprendo falle nel coordinamento delle sue forze di sicurezza.

Oltre 6 milioni di persone parlano olandese nelle Fiandre e 4,5 milioni francese in Vallonia. Diversità che si traducono in altrettante barriere normative all'interno delle istituzioni. "Un incubo", sottolinea Edwin Bakker, direttore del centro per il terrorismo all'università di Leiden. Un caos in cui una potenziale minaccia può muoversi più agevolmente che altrove.

C'è poi il problema del traffico di armi, perché fino al 2006 il Belgio ha avuto leggi permissive, e molti dei kalashnikov usati negli anni Novanta nei conflitti balcanici sono finiti nelle mani della criminalità del Paese, come testimonia De Ruyver: "È relativamente facile mettere le mani su armi pesanti a Bruxelles", perché qui il traffico illegale "è stato trascurato troppo a lungo".

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