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Dal MondoTICINOGATE: "L'inutile fatica di Sisifo"

10.08.00 - 19:31
Durissimo sfogo del Procuratore Generale di Bari che se la prende con il Governo italiano, la Banca d'Italia e l'Unione Europea lanciando accuse di menefreghismo.
TICINOGATE: "L'inutile fatica di Sisifo"
Durissimo sfogo del Procuratore Generale di Bari che se la prende con il Governo italiano, la Banca d'Italia e l'Unione Europea lanciando accuse di menefreghismo.
BARI. Tanto can-can per poi vedere finire tutto in fumo. E non perché parliamo del colossale traffico di contrabbando che sarebbe stato gestito da Gerardo Cuomo, ora detenuto a Lugano. Ma quanto perché la clamorosa inchiesta che ha travolto nello scandalo il Ticino non servirà a bloccare il traffico illegale del tabacco. E di questo ne è pienamente convinto il Procuratore Generale della Procura di Bari, Francesco Di Bitonto che dall’alto della sua lunga esperienza si dice convinto che passato il clamore e i pruriti giornalistici di questa per nulla torrida estate tutto tornerà come prima. “D’altronde – ha detto Di Bitonto in una lunga intervista – senza una vera svolta e una precisa volontà politica, la lotta al contrabbando resterà solo ‘fumo’ negli occhi” Di Bitonto spara a zero contro tutti i livelli: dal Governo alla Banca d’Italia fino, addirittura, all’Unione Europea. “L’enorme mole di lavoro svolta dalla Procura Antimafia – spiega di Bitonto – resterà solo una fatica di Sisifo e nulla più se non cadranno certe logiche e taluni teste che stanno in alto. Lo abbiamo visto tutti: nel bel mezzo del clamore suscitato dall’arresto del Procuratore Pubblico ticinese Franco Verda – fa notare il Procuratore Generale di Bari – i soliti contrabbandieri hanno preso d’assalto un treno che trasportava un carico di sigarette, a Brindisi sono stati ammazzati due contrabbandieri. Ma tutto questo non ferma i traffici illeciti che continuano come nulla fosse, anche se in maniera più accorta”. Il dente di Di Bitonto è avvelenatissimo: “L’Unione Europea non fa nulla, il Governo italiano segue l’esempio”. E a chi chiede lumi sulle dichiarazioni dei colleghi della Direzione Distrettuale Antimafia baresi Colangelo e Sclesi che alla domanda: “Ci sono interferenze politiche nel progetto di Cuomo per la scalata al Monopolio di Stato italiano durante la fase di privatizzazione? Hanno controbattuto: È opportuno non rispondere” il Procuratore Generale spiega: “I flussi di denaro legati a traffici illeciti servono a tutto. Per finanziare altri traffici illeciti, il terrorismo e anche per foraggiare politici disonesti. Allo stato attuale non si può escludere nulla e forse i miei colleghi intendevano dire che alcuni flussi di denaro potrebbero essere finiti nel saccocciame di uno o più politici con nome e cognome”. Come dire: “Forse sappiamo già chi sono i politici corrotti”. Mica finito lo sfogo di Di Bitonto: “Non parlerei di vere connivenze ma dell’assenza di una cultura della legalità e di troppi errori,. Per sconfiggere gente come Cuomo e accoliti serve una risposta di sistema che può arrivare solo dai nostri Governanti. È indispensabile un Coordinamento per vincere questa guerra e lo Stato deve darci adeguati strumenti. Oggi la guerra si combatte e si vince solo aggredendo i flussi finanziari. Il territorio non lo si difende con parate militari lungo le coste ma con precisi controlli.” Di Bitonto si concede un attimo di “relax” e poi attacca nuovamente: “Fa ridere (se non piangere) che nell’era in cui grazie a Internet si spostano ogni 10 minuti non meno di 20 milioni di dollari da Bari a Hong Kong, l’unica risposta concreta dello Stato italiano è l’anacronistica registrazione dei movimenti bancari superiori ai 20 milioni di lire”. L’ultima freccia al curaro il Procuratore Generale barese la riserva alla Banca d’Italia: “Certi personaggi della banca d’Italia che tutto sanno e che di tutto parlano (persino di handicappati) farebbero meglio a tacere e a darci strumenti di controllo dei flussi finanziari. E con la Banca d’Italia dovrebbero svegliarsi anche i Ministri al Tesoro e alle Finanze. Sparare contro gli scafisti non serve. Ammazzato uno, un altro ha già preso il suo posto e così via all’infinito. Dobbiamo aggredire il marcio alla radice non con truppe cammellate ma con intelligenza e tecnologia. Servirebbe una sorta di Cipe Antimafia mentre tutti agiscono in base alle personali logiche. Un esempio? In marzo – conclude Di Bitonto – ho chiesto al Gabinetto del Ministro della Difesa l’impiego dei ricognitori dell’Aeronautica Militare per identificare i radar degli scafisti. Lettera morta. Evidente Non è nell’interesse di lor signori sconfiggere questo cancro”.
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