Battute e umorismo ieri sera in Piazza Grande dove è stato presentato il film italiano "La variabile umana"
LOCARNO - Da oggi alle 12:00 c’è una signorina che continua a versare champagne nei nostri bicchieri e ci rincorre ovunque. Ma lo champagne non si può rifiutare. In questo momento siete 8'000 in piazza ma io ne vedo 16'000, anzi 32'000, o forse 64'000. Questa sera voi in piazza siete il pubblico di Cannes, Venezia e di tutti i festival del mondo, fino a Toronto. Per cui, non riesco proprio a rispondere alla domanda che mi è stata posta”. Così Silvio Orlando ieri sera sul palco di Piazza Grande ha risposto a una domanda fattagli dal direttore Carlo Chatrian sul film “La variabile umana”, di cui è protagonista e che è stato presentato in piazza alla presenza del regista Bruno Oliviero e degli attori Giuseppe Battiston e la giovane Alice Raffaeli. La risposta è stata pronunciata con lo stile tipico, divertente e rilassato, dell’attore napoletano che ha così elogiato indirettamente il pubblico di Locarno. Ma Silvio Orlando prima di andare via ha detto anche altro a quel pubblico: “Vorrei dire qualcosa al popolo ticinese. Unitevi all’Italia, così sarete un Nord e smetterete di essere un Sud estremo. Non sarete più il sud della Svizzera ma il nord dell’Italia, pensateci”.
E la seconda battuta in pochi minuti non ha mancato di suscitare ilarità e sorrisi ironici tra il pubblico. Tuttavia le parole di Orlando sono sembrate più una speranza che lui ripone per l’Italia che un suggerimento al Ticino per risolvere i rapporti con Berna.
Il film di Bruno Oliviero come lo stesso regista lo ha definito è un giallo che si muove nel rapporto tra un padre e una figlia, “congelati” dalla perdita della moglie/madre in una Milano decadente. Silvio Orlando è il poliziotto che indaga sull’omicidio di un personaggio noto a Milano e nel corso della sua cupa ma lucida ricerca scopre l’impensabile, avvicinandosi a un mondo e a sentimenti sconosciuti, a una realtà mutata nelle sue trasgressioni, che coinvolge facilmente anche ragazze adolescenti. In ambienti chiusi, bianchi o bui, Orlando e gli altri attori si muovono silenziosamente, accompagnati unicamente dalla colonna sonora di Michael Stevens, mentre scorre l’immagine di una Milano fluttuante, mai concreta o reale.
Un film quello di Oliviero che proprio nell’intento di raggiungere un equilibrio nei toni, nei colori, nella fotografia, negli spazi, rispecchiando i rapporti umani, costituiti da poche carezze, pochi sguardi e passioni, segue nel succedersi degli eventi un corso naturale e logico, rinunciando ai colpi di scena, al sussulto dell’incognito, alle forti emozioni. Per arrivare alla fine, ad una soluzione aperta da lasciare al pubblico.