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ARTEIl mondo pittorico di Lalla Romano a Chiasso

10.12.02 - 10:08
Nudo femminile di spalla (a939) - Lalla Romano
Il mondo pittorico di Lalla Romano a Chiasso

Si aprirà  il 13 dicembre e durerà fino al 31 gennaio presso la Galleria Mosaico di Arte Contemporanea a Chiasso una mostra pittorica  di una delle figure più significative del Novecento letterario italiano, Lalla Romano. L’esposizione comprenderà 14 dipinti e  e 44 disegni realizzati da Lalla Romano tra il 1922 e il 1960.

 

 Nata a Demonte, Lalla Romano,  ha frequentato l’Università di Torino connseguendo nel 1928 la laurea in Lettere. Sempre nel 28, dopo essersi già dedicata allo studio della pittura, su suggerimento di Lionello Venturi, è entrata nella scuola di Felice Casorati, cominciando già  nel ‘29 a esporre col maestro e i suoi allievi. Per alcuni anni  direttrice della Biblioteca Civica di Cuneo, ha poi insegnato       nelle scuole secondarie, mentre continuava la sua professione  di pittrice, partecipando a mostre personali e collettive. Durante la guerra, sfollata nelle campagne del Cuneese, ha  tradotto, su richiesta di Cesare Pavese per conto della  Einaudi “I tre racconti diFlaubert”: esperienza per lei fondamentale. Infatti proprio traducendo Flaubert ha superato la sua diffidenza verso il romanzo, scoprendo che anche la prosa può essere poesia. Aveva già scritto molte poesie (alcune confluite nella raccolta Fiore, deI 1941); ma dopo questa esperienza ha incominciato a dedicarsi alla narrativa. E del 1951 la pubblicazione, nei “Gettoni” curati da Vittorini  per Einaudi, del suo primo libro di narrativa Le metamorfosi. Da allora è seguita una serie cospicua di libri di narrativa,  quasi tutti pubblicati da Einaudi.  Le sue Opere sono anche pubblicate in due volumi (1991 -92) nei Meridiani Mondadori a cura di Cesare Segre. Il libro di conversazione con Antonio Ria, L’eterno presente (1998), analizza i vari momenti della sua vita, gli aspetti multiformi della sua esperienza artistica e l’insieme delle sue opere: può essere un primo utile strumento per accostarsi a LalIa Romano. Un aspetto significativo della sua produzione letteraria sono i “romanzi per immagini”, la maggior parte con fotografie di suo padre Roberto Romano. Fra questi: Lettura di un’immagine (1975), La treccia di Tatiana (1986, con foto di Antonio Ria), Romanzo di figure (1986), Nuovo romanzo di figure (1997:

comprende anche il precedente), Ritorno a Ponte Stura (nome letterario del suo paese natale Demonte, 2000). Le fotografie in questi volumi diventano impalpabili segni di alterità che, attraverso a scrittura, rivelano il loro segreto.

Lalla Romano si è anche dedicata alle traduzioni: oltre al citato Tre racconti (1944; 2000), di Flaubert ha anche tradotto L’educazione sentimentale (1984); impegnativo il lavoro di scelta e traduzione dell’imponente Diario di Delacroix (1945; 1994). Iniziando a dedicarsi alla narrativa durante la guerra, Lalla Romano ha abbandonato la pittura. Questo antico suo esercizio è stato recentemente riproposto con varie mostre e pubblicazioni, curate da Antonio Ria, a partire dagli anni Novanta: Lalla Romano pittrice (1993), Lalla Romano. Disegni (1994), Lalla Romano. L’esercizio della pittura (1995). Dopo la morte di Lalla Romano, avvenuta il 26 giugno 2001 , nel 2001/2002, tutta la sua opera pittorica — dipinti e disegni, editi e inediti — è stata presentata in tre mostre e in tre volumi, sempre curati da Ria: Paesaggi piemontesi; Ritratti, figure e nudi; Nature morte e fiori.

I critici (da Montale a Carlo Bo, da Calvino a Pasolini, da Segre a Ferroni) hanno tentato di indicare le chiavi  interpretative dei suoi scritti, additandole innanzi tutto nella ricerca della verità, mettendo in evidenza la struttura fortemente sperimentale della sua scrittura, la “classicità” della sua lingua e del suo stile, insomma la tensione fra classicità e modernità, e il rapporto costante fra vita e letteratura. Fra tutte si ricordano le osservazioni di Montale, il quale scriveva che Lalla Romano «si è sempre mantenuta fedele a quella che potrebbe dirsi l’arte del silenzio, la capacità di parlare sottovoce...”. Giulio Ferroni nella sua Storia della letteratura italiana, cosi sintetizza: “Lalla Romano è giunta a far parlare l’esistenza, nelle sue pieghe più intime e quotidiane, con una sorprendente e misteriosa trasparenza:

ha saputo sentire la memoria del passato come qualcosa di “presente””. Sullo stile, in particolare a proposito de L’ospite, Pasolini osservava: “li libro è scritto in lingua pura, eletta e selettiva: Io spirito, un certo spirito, che presiede alla lingua della poesia, presiede a questo breve romanzo in prosa, fatto come di brevi asse, leggere e assolute”. E Cesare Segre così conclude la sua introduzione ai Meridiani: «Lalla Romano ha sempre cercato una verità che non è quella fattuale, ma qualcosa di più profondo, posto in una zona impervia tra filosofia e religione”.
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