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Le deputate di "Più Donne" interrogano il Governo prendendo spunto dalla lista dei candidati per un posto nel Cda dell'Azienda cantonale dei rifiuti: «Cinque uomini e zero donne»
BELLINZONA - «Quante sono le donne nei consigli d’amministrazione?». La domanda al Governo - formulata tramite un'interrogazione - non poteva che provenire da Tamara Merlo e Maristella Patuzzi, ovvero le deputate di "Più Donne" nel parlamento ticinese.
Merlo e Patuzzi prendono spunto dalla situazione presente nell'Azienda cantonale dei rifiuti (ACR). «Nella seduta di Gran Consiglio di lunedì 16 settembre abbiamo rinviato la trattanda relativa alle nomine dei membri del consiglio d’amministrazione, perché uno dei nominativi proposti è stato ritenuto inopportuno».
Ma spulciando i nominativi dei candidati, alle deputate è balzato all'occhio anche un'altra caratteristica: «Si tratta di cinque uomini e zero donne». Un dato questo che non piace per nulla alle due rappresentanti di "Più Donne" che con sarcasmi ricordano al Governo che «metà della popolazione ticinese è composta da donne», che anche loro «hanno accesso agli studi ormai da alcuni anni» e che in numero sempre più consistente anche esse svolgono «professioni di alto livello, tali da renderle adatte e qualificate per far parte di consigli d’amministrazione».
Dopo essersi tolte qualche sassolino dalle scarpe, Merlo e Patuzzi porgono sei puntuali domande al Consiglio di Stato:
1. Il Consiglio di Stato tiene conto di una equilibrata rappresentanza femminile in seno ai CdA per cui è chiamato a sottoporre dei nomi?
2. In sede di scelta dei nominativi, quali sono i criteri che ispirano il Consiglio di Stato?
3. Come valuta il Consiglio di Stato la presenza di donne nei CdA di aziende pubbliche e parapubbliche?
4. Quante sono le donne nei suddetti CdA? Che percentuale rappresentano rispetto agli uomini?
5. Quali reputa che siano i motivi di una (eventuale) sotto-rappresentanza femminile nei CdA di aziende pubbliche e parapubbliche?
6. Come intende agire il Consiglio di Stato per riequilibrare una situazione in palese contrasto con i principi di parità che informano il nostro stato di diritto?
