Il Partito Operaio e Popolare auspica piuttosto una mobilitazione generale. Un referendum farebbe infatti solo guadagnare tempo agli ambienti economici
BELLINZONA - La proposta della Commissione della gestione di un salario minimo a 19 fr./h non piace al Partito Operaio e Popolare (POP), il quale critica il suo presidente Raffaele De Rosa «in panico di consensi in vista delle elezioni cantonali».
«Con una proposta del genere, uguale a quella di un anno fa, non possiamo fare altro che ripeterci: le proposte borghesi non servono a niente. Numerosi posti di lavoro saranno ancora accessibili solo a frontalieri, quei lavoratori e quelle lavoratrici residenti che accetterano un salario così basso continueranno ad essere poveri», rileva il POP, secondo cui con la proposta di De Rosa circa 10’000 persone guadagnerebbero di più, ma non si toglierebbe nessuno dalla povertà.
Per il Pop-PSdL la rivendicazione lanciata nel 2013 di 22 fr./h deve adesso essere adeguata al costo della vita, e per il 2019 propone quindi una salario minimo a 23 fr./h, un salario minimo che deve essere uguale per uomini e donne e che deve includere anche i lavoratori dell’agricoltura, come braccianti ed operai agricoli.
«Il movimento sindacale deve invece esercitare una pressione, nei luoghi di lavoro e nelle piazze, con una grande campagna di mobilitazione generale che spinga la proposta della politica verso l’alto. Solo se queste azioni saranno risultate insufficienti si potrà lanciare con successo un referendum contro un salario minimo da fame», conclude il POP, che giudica il referendum controproducente perché permette agli ambienti economici di guadagnare tempo.