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Maxi-truffa Belfor: arriva il colpo di scena

Le parti si sono accordate sulla proposta di pena di sette imputati su nove.
Belfor Suisse
Maxi-truffa Belfor: arriva il colpo di scena
Le parti si sono accordate sulla proposta di pena di sette imputati su nove.

LUGANO - Sorprendente colpo di scena nel processo sulla maxi-truffa assicurativa milionaria Belfor. Pubblica accusa e difesa hanno trovato un accordo sulla commisurazione della pena di ben sette dei nove imputati alla sbarra.

Stamattina in aula la procuratrice pubblica Chiara Borelli ha infatti annunciato che le parti hanno trovato un accordo per il direttore della filiale di Lumino della Belfor, pari a sei anni di carcere, così come per la direttrice della ditta interinale Sublimity, pari a cinque anni di carcere, e per il responsabile regionale della Belfor nonché fratello del direttore, pari a cinque anni di carcere.

Stesso discorso per un capoprogetto della Belfor, tre anni di carcere di cui uno da scontare, per un dipendente della Sublimity, due anni sospesi con la condizionale, per un perito esterno, un anno e otto mesi sospeso con la condizionale, e per un ispettore sinistri della Mobiliare assicurazioni, un anno e due mesi sospeso con la condizionale.

Solo due degli imputati non hanno quindi trovato un accordo con la pubblica accusa: un ispettore sinistri della Helvetia assicurazioni e un secondo ispettore sinistri della Mobiliare.

«Riconoscimento sostanziale dei fatti» - «L'accordo nasce da un riconoscimento sostanziale dei fatti», ha sottolineato la procuratrice Borelli, precisando che il suo intervento in aula si limiterà quindi a due soli imputati.

La Corte, ad ogni modo, dovrà esaminare le proposte di pena e non è vincolata ad accettarle.

Le contestazioni della difesa - L'avvocato Mauro Ermani, rappresentante legale dell'ispettore sinistri di Helvetia, ha chiesto dal canto suo che il procedimento nei confronti del suo assistito venisse disgiunto «visto che gli altri imputati hanno già un accordo in tasca e la procedura di fatto diventa diversa».

Il giudice Amos Pagnamenta ha però respinto la richiesta, sottolineando che la disgiunzione del procedimento, in questi casi, è l'eccezione e non la regola.

«Atto d'accusa a tratti incomprensibile» - Ermani ha anche contestato il contenuto dell'atto d'accusa (un plico di 115 pagine), ritenuto «a tratti incomprensibile», e ha chiesto una sua revisione. E anche in questo caso il giudice ha respinto la richiesta.

Una questione di cifre - Per l'avvocato le cifre rilevate in corso di inchiesta e inserite nell'atto d'accusa potrebbero inoltre essere scorrette, vista la complessità del caso: «Gli accertamenti li avrebbe dovuti svolgere un perito contabile esterno».

«L'atto d'accusa è stato ricostruito e abbiamo lavorato centinaia di ore per risalire alle cifre corrette», ha replicato la procuratrice Borelli. «Mi domando quindi che apporto avrebbe potuto dare un perito esterno. E posso assicurare che i diritti della difesa sono stati ampiamente garantiti».

E anche quest'ultima questione pregiudiziale è stata respinta: «Le operazioni contabili non pongono particolari problemi, sono di agevole comprensione e non giustificano la nomina di un perito», ha concluso Pagnamenta.

Il caso Belfor, lo ricordiamo, era scoppiato nel 2023, quando è emerso che la direzione della filiale di Lumino si era aggiudicata importanti mandati corrompendo ispettori assicurativi e periti esterni. I vertici fatturavano inoltre lavori mai svolti e gonfiavano le fatture ai danni sia delle compagnie assicurative che della stessa Belfor. In aula, oggi, erano presenti solo sei imputati su nove. Tre di loro sono stati scusati.

Nella lunga lista delle ipotesi di reato spiccano bancarotta fraudolenta e frode nel pignoramento, amministrazione infedele aggravata, cattiva gestione, omissione della contabilità, falsità in documenti, truffa, riciclaggio di denaro e frode fiscale.

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