Licenzia tutti, davanti ai clienti

Il ristorante Giardino D'Arbigo ha chiuso i battenti, letteralmente, dalla sera alla mattina. Quattordici persone a casa. Intervengono i sindacati
LOSONE - La notizia è arrivata domenica dopo pranzo, alcuni clienti erano ancora seduti ai tavolini. «Oggi è l'ultimo giorno, domani chiudiamo» ha annunciato il gerente del Giardino D'Arbigo ai dipendenti. Poi tutti sono tornati al lavoro. «C'era il pienone» racconta uno di loro: «Abbiamo lavorato come matti fino a sera inoltrata. È stato stranissimo».
Il ristorante di Losone è solo l'ultimo di una lunga serie di esercizi che, negli ultimi anni, hanno abbassato le serrande in Ticino. Dal 2017 ne sono falliti 138, secondo i dati dell'Uef: 63 solo lo scorso anno. E non sempre le cose vanno lisce. I dipendenti del Giardino - quattordici in tutto - si sono rivolti ai sindacati: nel mese di settembre hanno ricevuto solo metà degli stipendi.
«Ci stiamo muovendo con la proprietà per chiarire la situazione» spiegano dall'Ocst di Locarno, che si occupa della vertenza. «Tra i lavoratori c'è tensione e amarezza ma in questa fase ci vuole pazienza. Il fallimento è una possibilità, non l'unica».
A suscitare perplessità è il fatto che il ristorante, aperto cinque anni fa, non aveva problemi di clientela, anzi. «Eravamo sempre pieni di lavoro» spiegano a tio/20minuti alcuni dei dipendenti. «È stato un fulmine a ciel sereno».
La conferma che non è tutto oro quel che luccica, arriva anche da Gastroticino. L'associazione di categoria riunisce 1600 esercenti su circa 2200 presenti in Ticino, stabili negli ultimi anni: «Il locale pieno non è sinonimo di successo» assicura il direttore Massimo Suter. Il settore «è sovraffollato soprattutto nelle zone urbane, mentre si assiste a una moria di aziende nelle aree periferiche» spiega Suter. «Questo fa si che i margini si assottiglino e far tornare i conti diventa difficile. A farne le spese poi sono i lavoratori». La prova: i frequentissimi cambi di gestione. Una statistica non esiste, ma si parla di «centinaia ogni anno». Ognuna con il suo dramma umano.




Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!