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CANTONEL'approdo dei disabili al lavoro. Pro Infirmis: «Non abbiate paura»

09.05.19 - 06:06
Il progetto InAzienda ha inserito una quarantina di persone in AI nelle aziende pubbliche e private. Il direttore Danilo Forini: «Un apporto arricchente anche per il team»
Foto Pro Infirmis
L'approdo dei disabili al lavoro. Pro Infirmis: «Non abbiate paura»
Il progetto InAzienda ha inserito una quarantina di persone in AI nelle aziende pubbliche e private. Il direttore Danilo Forini: «Un apporto arricchente anche per il team»

LUGANO - Una spallata ai pregiudizi contro gli invalidi. InAzienda, scritto tutto unito come un abbraccio, è un progetto occupazionale di Pro Infirmis che in poco più di un anno ha coinvolto una quarantina di persone. Sono infatti numerosi - come spiegato ieri in una serata pubblica cui hanno partecipato il direttore del Dfe Christian Vitta, il rettore dell’Usi Boas Erez e Gianluca Pagani della Camera di Commercio - gli individui che vivono una situazione di disabilità, chi per un deficit fisico, chi mentale, chi psichico, e potrebbero, ma soprattutto vorrebbero ancora essere parte del mondo professionale. Questa la molla che ha spinto Pro Infirmis ad accompagnare gli inserimenti in aziende pubbliche e private. Ma soprattutto a seguire i datori di lavoro che si sono messi a disposizione.

La voglia di fare - Dopodiché InAzienda è anche un progetto che combatte i luoghi comuni, in primis l’equazione, ancora così persistente, ingiusta e dura a morire, tra invalidità e poca voglia di fare… «Parliamo - spiega Danilo Forini, direttore di Pro Infirmis - di persone che hanno una rendita intera AI (e sono sempre meno, perché la tendenza è quella da un lato di evitare una rendita tramite il mantenimento di un posto di lavoro o una riqualifica e dall’altro di concedere rendite parziali) e magari potrebbero restare a casa senza far nulla. Invece notiamo che sono in molti ad avere voglia di un’occupazione».

L’arricchimento reciproco - Una voglia che è anche uno scambio. «Queste persone - sottolinea Forini - possono portare alle aziende molto anche se si tratta di posti con salari sociali. Una persona ad esempio con una sindrome di Down, o magari chi ha avuto un incidente che gli ha cambiato la maniera di vedere i piccoli problemi quotidiani, porta un percorso di vita differente all’interno di un team che può risultare arricchente anche a livello di produttività generale».

La paura ingiustificata - Attualmente sono 14 i protagonisti impegnati con InAzienda (e altri 15 sono in fase di valutazione). «Appuntamenti come questi servono appunto a sensibilizzare i datori di lavoro» spiega Forini. Certo non è facile, «perché spesso le aziende non conoscono, hanno paura… Il messaggio di Pro Infirmis è che non vi lasciamo da soli. Dalle questioni organizzative a quelle burocratiche fino a quelle relazionali».

 

La testimonianza: «Un'esperienza vincente»

«Questa ragazza non è stata per noi un surplus, ma una complementarietà». È un bilancio molto positivo quello che traccia Teresa Chiaravalloti, direttrice di Curasuisse, uno spitex di diritto privato che ha partecipato al progetto InAzienda. La riprova? «Al termine dello stage di tre mesi le abbiamo fatto un contratto di assunzione definitivo». Dentro l’azienda la candidata, in virtù del suo precedente tirocinio, ha svolto mansioni amministrative nei giorni in cui l’altra tirocinante era impegnata a scuola. «Un aspetto importante - spiega la direttrice - mi sono assunta la responsabilità di essere il suo punto di riferimento. È stata introdotta con un buon coaching e sono intervenuta subito quando vedevo sorgere delle difficoltà. Il suo punto debole era rispondere alle telefonate. Col giusto accompagnamento ce l’ha fatta. Dal mio punto di vista è stata un’esperienza vincente. Ma fondamentale è il coaching iniziale, colloqui fitti e poi più diluiti in seguito. Un approccio che però vale per tutti i collaboratori».

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COMMENTI
 

SosPettOso 4 anni fa su tio
Al cieco, sordo e muto che accetta uno di questi imbrogli viene ridotto il grado di invalidità. Qualora questo rapporto di lavoro dovesse cessare (perché l'AI smette di sponsorizzare), il fatto di essere cieco, sordo e muto non saranno più motivi sufficienti per ricevere l'invalidità in quanto il progetto InAzienda avrà dimostrato che un posto lo si può trovare... InAzienda puzza di UnImbroglio.
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