Valichi chiusi, la “protesta” arriva fino in Consiglio provinciale

Paolo Bertocchi, consigliere della provincia, si unisce al sindaco di Cremenaga nel criticare la decisione, rievocando quanto avvenuto a Ponte Tresa lo scorso dicembre
CREMENAGA - La chiusura notturna di alcuni valichi, che avrà inizio il prossimo aprile e proseguirà per un periodo di 6 mesi, è il tema caldo del momento a ridosso del confine ticinese.
La decisione di attivare la misura sperimentale, che servirà a valutare gli eventuali benefici in materia di lotta alla criminalità transfrontaliera, è stata nei giorni scorsi aspramente criticata e definita «unilaterale e inutile» dal sindaco di Cremenaga, una delle tre località interessate - gli altri due valichi “colpiti” saranno quelli di Novazzano-Marcetto e Pedrinate - dai test.
L’eco della protesta però non si ferma e, in poche ore, dal piccolo comune di confine giunge fino al Consiglio provinciale di Varese, come riferito dalla Provincia di Varese. «La chiusura notturna stabilita dalle autorità svizzere, seppure sperimentale, è l’ennesimo caso di decisione unilaterale che non possiamo condividere», ha commentato il consigliere provinciale Paolo Bertocchi, sottolineando che in materia di sicurezza è necessario «agire insieme e condividere percorsi e scelte».
Un’assenza di comunicazione verso le autorità italiane, come nella vicenda, rievocata da Bertocchi, dello scorso 5 dicembre, quando la dogana di Ponte Tresa fu chiusa in seguito a una tentata rapina a Molinazzo di Monteggio. Occasione in cui «avevamo richiamato tutte le istituzioni a fare la propria parte per mantenere i buoni rapporti tra Italia e Svizzera - precisa il consigliere provinciale -, evitando decisioni che penalizzano lavoratori e cittadini».




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