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LUGANOI confini morali dell'evasione fiscale

07.01.10 - 09:04
"Manca una riflessione serena sul segreto bancario"
I confini morali dell'evasione fiscale
"Manca una riflessione serena sul segreto bancario"

LUGANO - La crisi economica internazionale ha riportato in primo piano la lotta all'evasione fiscale. La Svizzera ha acconsentito in marzo a un maggiore scambio di informazioni in materia di assistenza amministrativa. Ma la pressione sulla Confederazione non accenna a diminuire. E mentre il mondo economico-politico, salvo eccezioni, continua a difendere a spada tratta il segreto bancario, i critici non si danno per vinti.

"È un principio elementare, incontestabile: le imposte si pagano dove si risiede", afferma Ulrich Thielemann, vice-direttore dell'Istituto di etica economica all'Università di San Gallo. Lo scorso anno il docente tedesco è finito nell'occhio del ciclone per aver criticato la Svizzera durante la controversia fiscale con la Germania. Ma ciò non ha minimamente intaccato la sua convinzione: "è amaro constatare" - osserva - che in Svizzera non si discuta di questo e che l'élite politica non abbia cambiato opinione".

Eppure c'è chi, soprattutto a sinistra, da anni critica la Svizzera, accusata di favorire l'evasione fiscale: "si tratta di un furto a scapito delle finanze pubbliche e dei cittadini onesti", afferma Bruno Gurtner, presidente del Tax Justice Network e firmatario di un manifesto che chiede una svolta fiscale attraverso lo scambio automatico di informazioni. Lo storico Sébastien Guex, anch'egli firmatario del manifesto, aggiunge: "a causa del segreto bancario svizzero, i paesi poveri perdono ogni anno 5-10 miliardi di franchi. E nel quadro della cooperazione allo sviluppo elvetica, ne ricevono soltanto 2".

Spesso tali argomenti scivolano tuttavia in secondo piano: "gli interessi in gioco ostacolano una riflessione serena sul segreto bancario", afferma lo storico Martin Kuder. A suo avviso è nella logica delle cose che i governi stranieri, soprattutto in un momento di crisi economica, cerchino di contrastare l'evasione fiscale: al loro posto la Svizzera tenterebbe probabilmente di fare lo stesso, osserva Kuder.

La discrezione è un valore, la sottrazione fiscale no - Secondo i rappresentanti delle banche, l'evasione fiscale va combattuta, ma senza uno scambio automatico di informazioni: "il segreto bancario serve alla protezione della sfera privata", afferma Franco Citterio, direttore dell'Associazione bancaria ticinese. In quest'ottica - aggiunge - l'iniziativa popolare lanciata dalla Lega dei Ticinesi e dall'UDC Ticino potrebbe rafforzare il rispetto della discrezione: il testo chiede infatti di ancorare il segreto bancario nella costituzione federale.

Secondo l'economista Remigio Ratti, autore di un recente saggio dal titolo "Svizzera segreta?", il principio di discrezione ha una dimensione etica radicata nella storia e costituisce il corollario naturale della fiducia riposta dal cliente nel banchiere. Non è quindi un caso che, stando a un recente sondaggio dell'Università di Zurigo, una netta maggioranza della popolazione svizzero-tedesca consideri il segreto bancario un valore da difendere.

"Tale principio è stato importante per lo sviluppo della piazza finanziaria elvetica", conferma un dirigente bancario che non vuole svelare la sua identità. Ma lo stesso vale anche per la neutralità, la stabilità politica e le competenze. Interpellato sul problema dell'evasione fiscale, fa una distinzione: "da un lato i piccoli e medi risparmiatori legittimamente insoddisfatti delle prestazioni statali nel proprio paese e in cerca di una diversificazione dei propri averi; dall'altro i 'furbi' e le loro società di comodo".

Verso un'amnistia fiscale in Svizzera? - Dato che la sottrazione fiscale è sovente considerata alla stregua di un peccato veniale, per far riemergere i capitali non dichiarati al fisco si fa strada in Svizzera e in particolare in Ticino l'idea di un'amnistia generale. L'ultima a livello federale risale a quarant'anni fa, ma i segnali da Berna sono finora negativi.

"Se scudi fiscali fossero promossi da Francia e Germania, l'autorità federale darebbe maggior peso alla proposta. Al Ticino rimane pertanto solo la strada dell'amnistia cantonale com'è accaduto nel canton Giura", commenta Marco Bernasconi, responsabile operativo del Centro di Competenze Tributarie della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). In Ticino l'ultima amnistia cantonale risale a oltre 20 anni fa.

Anche secondo Citterio è auspicabile "uno sforzo di immaginazione". Gli effetti di un'amnistia cantonale a suo giudizio sarebbero tuttavia limitati: farebbe infatti riemergere tra i 3 e i 4 miliardi di franchi. Poco in confronto ai circa 45-60 miliardi rimpatriati dalla Svizzera con lo scudo ter, di cui il 70-80% dal Ticino.

Un'eventuale amnistia è comunque destinata a scontrarsi anche con una levata di scudi, non fiscali ma politici: secondo Gurtner, "si tratta di un'offesa nei confronti dei contribuenti onesti, soprattutto se viene ripetuta nell'arco di poco tempo come in Italia". E per Thielemann una misura del genere non farebbe altro che incentivare l'evasione fiscale.

Ats

 

 

 

 

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