Per il partito ecologista la legge sulla laicità viola dei diritti costituzionali
GINEVRA - Adottata in aprile dal Gran consiglio ginevrino, la legge sulla laicità è pure combattuta da un ricorso, presentato oggi dal partito ecologista. Dopo i quattro referendum depositati contro la normativa mercoledì, il ricorso denuncia violazioni dei diritti costituzionali.
È particolarmente contestato il divieto impartito alle persone elette negli esecutivi e nei legislativi di sfoggiare segni religiosi "ostentatori". Se i funzionari - sottoposti al medesimo divieto - rappresentano l'amministrazione, le persone elette rappresentano la popolazione, rilevano i Verdi in un comunicato odierno.
In quanto tali, queste persone non sono mai neutrali e possono, nell'ambito del loro mandato, esprimere le loro convinzioni politiche, le loro credenze religiose o orientazioni filosofiche.
I Verdi ritengono essenziale di poter permettere a chiunque di presentarsi quale candidato e di essere eletto nei consigli comunali, nei municipi, al Gran consiglio e al Consiglio di Stato, «perché le persone elette dal popolo sono libere di vestirsi come lo desiderano, esprimendo o no le loro appartenenze culturali, anche religiose».
Concretamente, le nuove disposizioni si applicano ad una sola delle oltre 1000 persone elette nel cantone di Ginevra: si tratta di una donna velata, che fa parte da diversi anni del consiglio comunale di Meyrin (GE) «senza per questo provocare disagi o dibattiti».
Oltre al ricorso presso la Camera costituzionale, mercoledì sono stati depositati alla Cancelleria quattro ricorsi, che contestano ognuno un aspetto specifico della normativa. Complessivamente hanno riunito più di 8000 firme.