Cerca e trova immobili

BERNASecco NO del Comitato ambientale alla Strategia energetica 2050

18.04.17 - 12:20
Il Comitato ambientale contro la legge sull'energia (LEne) ha avviato oggi ufficialmente la propria compagna in vista della votazione del prossimo 21 maggio
Secco NO del Comitato ambientale alla Strategia energetica 2050
Il Comitato ambientale contro la legge sull'energia (LEne) ha avviato oggi ufficialmente la propria compagna in vista della votazione del prossimo 21 maggio

BERNA - Centinaia di impianti eolici in siti naturali e paesaggi pregiati in grado di produrre solo a singhiozzo energia con insufficienti ricadute sull'economia nazionale e con un impatto negativo sulla salute della popolazione residente nelle vicinanze: questo lo scenario promesso dalla Strategia energetica 2050 (SE 2050) secondo il Comitato ambientale contro la legge sull'energia (LEne) che ha avviato oggi ufficialmente la propria compagna in vista della votazione del prossimo 21 maggio.

Nel comitato siedono varie personalità già attive nella protezione del paesaggio e della natura e ricercatori in biologia. Tra loro spiccano i nomi del consigliere nazionale (PLR/SO) e presidente del Consiglio della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio (FP) Kurt Fluri e l'ex direttore dell'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) Philippe Roch.

In una conferenza stampa a Berna, il comitato ha criticato soprattutto il ricorso indiscriminato all'energia eolica. Stando alle sue stime, per raggiungere l'obiettivo di 4,3 terawattora (TWh) di produzione da vento fissato nella SE 2050, saranno necessari un migliaio di turbine che, viste la loro abbondanza, avranno un impatto su tutte le regioni del Paese.

Antoinette de Weck, già direttrice della sezione friburghese di Pro Natura, ha aspramente criticato gli articoli da 12 a 14 della riveduta LEne, legge che concretizza la prima fase della SE 2050: il nuovo diritto federale pone sullo stesso livello la protezione della natura e del paesaggio e la produzione di energie pulite. A quest'ultima è infatti conferito un «interesse nazionale» e la legge precisa che tale interesse «è considerato equivalente ad altri interessi nazionali». La LEne indica ad esempio che un oggetto tutelato da un inventario non «dev'essere conservato intatto».

E il Consiglio federale - deplora de Weck - può persino, secondo il testo di legge, «riconoscere eccezionalmente un interesse nazionale a un impianto per l'impiego di energie rinnovabili o a una centrale di pompaggio che non raggiunge la grandezza e l'importanza» di principio richieste dal diritto. Le possibilità di ricorso delle organizzazioni di protezione della natura e del paesaggio sono ridotte, ha affermato l'ex direttrice regionale di Pro Natura.

Le ha fatto eco Hans Weiss, già direttore della FP, secondo cui la LEne viola l'articolo 78 della Costituzione federale sulla protezione della natura e del paesaggio, adottato dal popolo e da tutti i Cantoni nel 1962. Per Weiss la modifica della LEne è preludio a una distruzione del paesaggio: nei singoli progetti concreti - prevede - avranno la precedenza interessi locali e finanziari, anche quando il contributo all'approvvigionamento energetico sarà irrilevante.

Il comitato, citando una recente ricerca della Stazione ornitologica svizzera di Sempach (LU), stima il numero di uccelli che verrebbero uccisi ogni anno dalle 1000 turbine elvetiche a 40'000-100'000. I cantieri e le nuove strade per gli impianti minacciano habitat essenziali per biodiversità. E il pericolo per la natura non viene solo dall'eolico. Il potenziamento del settore idroelettrico è irragionevole, ha sostenuto Weiss, ricordando che oltre il 90% del potenziale dei corsi d'acqua è già utilizzato.

Il Comitato ambientale fa valere anche i rischi per la salute pubblica, ricordando che gli impianti eolici, che possono raggiungere 230 metri di altezza, potranno essere costruiti a meno di 300 metri dalle abitazioni. Il problema principale è costituito dal rumore generato dalle turbine.

Gli oppositori della LEne contestano anche l'impatto economico dell'eolico. In Svizzera il regime dei venti non permette di produrre energia elettrica in modo sufficiente e neppure continuo. Inoltre, contrariamente ai settori idroelettrico e fotovoltaico, gli impianti eolici sono prodotti e istallati da società francesi e tedesche. E una singola turbina rappresenta 15 milioni di franchi di sovvenzioni su un periodo di 20 anni. Per i 1000 impianti necessari per raggiungere gli obiettivi fissati dalla SE 2050 sono quindi necessari 15 miliardi di franchi.

Nel comitato siedono esponenti di WWF, Pro Natura e FP. Si tratta di dissidenti, dato che queste organizzazioni raccomandano di accogliere la LEne.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

TheZec 7 anni fa su tio
A questo punto tiriamo su due o tre nuove centrali nucleari secondo gli ultimi standard di sicurezza per sostituire i nostri impianti da museo, visto che nemmeno gli ambientalisti riescono a mettersi daccordo... ... a meno di non voler tornare a vivere nelle caverne, che è anche un'opzione.
NOTIZIE PIÙ LETTE