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BERNA"Lo scandalo delle schedature non si ripeterà più"

16.03.15 - 20:58
"La Legge sul Servizio informazioni (LSI) risponde in maniera appropriata e proporzionale alle nuove minacce e non ci sarà più un nuovo scandalo delle schedature come agli inizi degli anni '90"
"Lo scandalo delle schedature non si ripeterà più"
"La Legge sul Servizio informazioni (LSI) risponde in maniera appropriata e proporzionale alle nuove minacce e non ci sarà più un nuovo scandalo delle schedature come agli inizi degli anni '90"

BERNA - La Legge sul Servizio informazioni (LSI) risponde in maniera appropriata e proporzionale alle nuove minacce, come il terrorismo o la criminalità su Internet, senza intaccare eccessivamente la sfera privata: è quindi esclusa la riedizione di un nuovo "scandalo delle schedature" che ha scosso la Svizzera all'inizio degli anni 1990. Ne è convinta la maggioranza del Consiglio nazionale che ha incominciato oggi il dibattito particolareggiato - che proseguirà domani - sul dossier dopo aver rintuzzato (154 voti a 33) una proposta di non entrata nel merito dei Verdi.

Visti i rapporti di forza in campo, la LSI dovrebbe venir approvata già al termine della seduta di domani senza modifiche sostanziali. Come preannunciato durante il dibattito di entrata in materia, il campo rosso-verde - spalleggiato puntualmente dai Verdi liberali - tenterà di ammorbidire gli aspetti considerati più problematici di una testo normativo che sembra avere il "vento in poppa", specie dopo i recenti attentati terroristici di matrice islamica che hanno colpito la Francia, il Belgio e la Danimarca.

Benché il voto sulle prime proposte di minoranza sia stato rinviato a domani mattina dal presidente della Camera del popolo Stéphane Rossini (PS/VS), il risultato sembra scontato: UDC, PLR, PBD e PPD - in linea con le raccomandazioni della commissione e del Consigliere federale Ueli Maurer - hanno già chiaramente fatto intendere di voler "edulcorare" una legge che, a loro parere, fornisce già tutte le garanzie necessarie circa il rispetto dei diritti fondamentali.

La proposta di estendere gli obiettivi della legge anche alla protezione della piazza economica e finanziaria elvetica dovrebbe quindi essere accolta. La legge prevede che il Consiglio federale possa affidare ai servizi segreti compiti in questo settore "in situazioni particolari", mentre il campo rosso-verde vorrebbe limitare tali operazioni a "situazioni eccezionali". Per la maggioranza, la formulazione "potestativa" della frase è garanzia sufficienti contro gli abusi.

La sinistra, compresi i Verdi liberali, vorrebbe inoltre limitare l'uso in pubblico di droni e satelliti, sostenendo che tali mezzi potrebbero anche involontariamente registrare informazioni e dati inerenti la sfera privata di persone: a loro parere, l'uso di simili marchingegni dovrebbe quindi essere sottoposto al regime di autorizzazione previsto per la sorveglianza di computer e luoghi chiusi. Il campo "borghese" ha sostenuto invece la necessità di mantenersi al passo col progresso tecnologico. Non vi il pericolo che si instauri uno Stato "orwelliano", ha dichiarato il consigliere nazionale Hans Fehr (UDC/ZH).

Legge troppo invadente?

Come ampiamente prevedibile, i Verdi si sono dimostrati i più critici verso il progetto governativo, progetto che respingono in toto. Verdi liberali e socialisti si sono dichiarati a favore ad una legge che risponda alle minacce attuali, ma spingono per l'adozione di ulteriori "paletti", temendo una riedizione dello scandalo delle schedature. Da ciò dipenderà il loro voto finale sulla legge.

Ciò che preoccupa queste cerchie sono soprattutto i nuovi poteri di controllo preventivo concessi ai servizi d'informazione. Dopo aver ottenuto le autorizzazioni del caso, gli agenti del SIC dovrebbero infatti poter sorvegliare la posta elettronica, i computer e le comunicazioni in generale in casi sospetti di terrorismo, spionaggio, proliferazione di armi di distruzione di massa, attacchi ad infrastrutture critiche e agli interessi nazionali essenziali, come la piazza finanziaria. La legge vieta tuttavia l'impiego di simili metodi per contrastare l'estremismo violento in relazione alla Svizzera.

Per Daniel Vischer (Verdi/ZH), il fatto che i servizi segreti possano attingere a informazioni intrufolandosi nei computer di semplici cittadini ai quali non si può rimproverare nulla di concreto rappresenta un attacco eccessivo alla loro libertà.

Stando al consigliere nazionale ecologista, simile estensione dei poteri a disposizione dei servizi segreti non è necessaria: in caso di sospette attività illegali, il Ministero pubblico della Confederazione e la polizia possono già attivarsi. "All'estero, nonostante l'estensione dei poteri concessi ai servizi segreti, non è stato possibile impedire attentati terroristici", ha dichiarato l'ecologista bernese Aline Trede. La sicurezza totale è "un'illusione", ha aggiunto.

Molto criticata è la possibilità concessa al servizio segreto dell'esplorazione dei segnali via cavo (Internet), un'eventualità che andrebbe regolata severamente poiché permetterebbe una forma di controllo di massa del flusso di comunicazione (quest'ultimo verrebbe scansionato tramite parole chiave). Insomma, no al "grande fratello".

Misure proporzionate alle nuove minacce

Per il centro-destra (PPD, PLR, PBD) la LSI rappresenta un buon compromesso tra il bisogno di adeguare gli strumenti di prevenzione a disposizione dei servizi segreti alle nuove minacce e la necessità di preservare la sfera privata dei singoli.

Per quanto riguarda la sorveglianza a livello informatico e in ambienti privati - fulcro della legge che aveva provocato 6 anni fa il rinvio al Consiglio federale del progetto, n.d.r - la maggioranza del plenum ha ricordato che simili attività sono possibili solo con l'assenso di un giudice del Tribunale amministrativo federale (TAF) e del responsabile del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), il quale a suo volta dovrà consultare la delegazione della sicurezza del Consiglio federale.

Le persone oggetto di sorveglianza dovranno inoltre essere informate una volta terminata la raccolta dati e potranno inoltrare ricorso al TAF e al Tribunale federale.

Limiti sono stati inseriti anche per quanto riguarda l'archiviazione delle informazioni raccolte, la gestione e l'eventuale distruzione. Non si tratta quindi di una sorveglianza a tappetto, sull'esempio della National Security Agency americana, bensì di operazioni mirate, hanno affermato diversi oratori.

"Misure di sorveglianza rafforzata dovrebbero riguardare una decina di casi all'anno", ha precisato a nome della commissione Roland Borer (UDC/SO). Si tratta di cercare "l'ago, non il pagliaio", ha spiegato.

I timori di un nuovo "scandalo delle schedature" è quindi infondato, hanno sostenuto i sostenitori della legge, secondo i quali se non si fa nulla, la Svizzera rischia di diventare una piattaforma e un rifugio per criminali di ogni risma.

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