Questa vittoria costituisce una vera e propria consacrazione per il sommelier italo-svizzero, nato in Italia 47 anni fa. Basso nel corso della tre giorni di Tokyo si è confrontato con altri 56 candidati provenienti da 54 paesi.
Nella finale, ha dimostrato di essere superiore per quanto riguarda la conoscenza dei vini, il servizio e la presentazione in una lingua straniera rispetto agli altri due concorrenti, il belga Aristide Spies e la canadese Véronique Rivest. I tre finalisti sono stati scelti dopo due gare eliminatorie.
Ogni concorrente ha avuto dodici minuti di tempo per riconoscere quattro vini. Accanto ai classici, tra cui un Beaune Les Aigrots 1er Cru (Borgogna), la giuria ha anche selezionato un vino indiano (Sula chenin bianco), e uno israeliano (Yarden Galilée Pinot Noir).
In seguito Basso e i suoi due rivali hanno dovuto riconoscere in tre minuti sei tra liquori ed acquaviti o per lo meno saperne indicare la composizione. Tra le bevande proposte vi era un liquore giapponese al pomodoro, uno messicano al fiore d'ibisco e uno estone al rum.
"Un buon sommelier deve avere una buona conoscenza dei vini, essere gradevole e riuscire a farvi apprezzare le pietanze", ha spiegato il presidente della giuria, il francese Serge Dubs, all'inizio del concorso. "Il sommelier non deve in nessun modo comportarsi da star e deve offrire un servizio perfetto, preciso e amichevole, per far piacere ai clienti".