
BERNA - L'abbandono delle trattative per un accordo istituzionale con l'Unione europea è stata una decisione «vigliacca».
Lo ha affermato oggi lo storico svizzero Thomas Maissen, che non ci è andato leggero con il Consiglio federale.
In un'intervista pubblicata oggi dai giornali Tamedia, l'autore di diverse opere fondamentali sulla Storia svizzera ha spiegato che la decisione è codarda in quanto il governo ha evitato un confronto a livello di politica interna e non ha voluto rischiare una votazione: l'esecutivo, a detta di Maissen, ha intuito che l'avrebbe persa, e ciò non è certo coraggioso.
Il Consiglio federale sa da due o tre anni che l'accordo istituzionale si trova in un vicolo cieco, e secondo Maissen sarebbe stato pragmatico elaborare un piano alternativo ambizioso e presentarlo alla popolazione elvetica. Ciò che ha fatto il governo mercoledì troncando i negoziati è invece un funerale senza omelia: «Qualcosa è morto, ma nessuno sa come si andrà avanti».
Alla domanda se la Svizzera esce perlomeno rafforzata dalla lotta sull'accordo quadro il 58enne zurighese afferma che non vi è stata una lotta né in politica interna né estera. Il Consiglio federale si è piegato presto perché ha capito che l'UDC e i sindacati erano contro l'accordo.
Insomma per Maissen la Svizzera non ha lottato. Abbandonando le trattative ha seguito la via più facile. Il fallimento dell'accordo istituzionale rappresenta un grande successo per gli oppositori di un'adesione all'Unione europea, e non appartenere all'Ue - ritiene lo storico - resterà verosimilmente per lungo tempo la ragion d'essere per la Svizzera.
chi non comprende a fondo la politica estera dovrebbe astenersi dal dare opinioni...la Svizzera ha un bisogno enorme di avere ottimi rapporti con l'UE...importa praticamente tutte le materie prime necessarie e il rischio ora potrebbe essere una delocalizzazione di molte aziende e comunque l'aver fatto decadere ogni possibilità dell'accordo quadro non migliorerà la vita degli svizzeri che dovranno sempre avere i frontalieri che tanto odiano; frontalieri che sono richiesti dalle aziende in quando più qualificati per il mercato attuale e soprattutto disponibili a lavorare ad un salario più basso inaccettabile per gli svizzeri ma di vitale importanza per le aziende che devono fare profitti a tutti i costi. Forse la cosa ai più non è chiara ma in un'epoca in cui ci hanno aperto gli occhi sulla globalizzazione voler riportare indietro il mondo è praticamente impossibile. Si possono migliorare le condizioni di tutti ma sicuramente non lo si può fare decidendo per una Nazione intera. In fondo coloro che vogliono rimanere nel praticello del Grütli potevano continuare a farlo senza imporre agli altri l'obbligo di metterci un recinto per contenerci tutti.