La Federazione svizzera delle comunità israelitiche mette in guardia sull'aumento dei casi: «È un problema sociale»
ZURIGO - Dopo che, lunedì, le barzellette sugli ebrei scambiate in una chat di gruppo dagli allievi di una scuola secondaria di Elgg (ZH) sono balzate alla ribalta delle cronache, l’ombra dell’antisemitismo si allunga anche sul movimento per il clima. «Le chat sono pubbliche e purtroppo c’è gente che spedisce messaggi simili», ammette un amministratore.
Un rapporto sull’antisemitismo appena pubblicato dalla Federazione svizzera delle comunità israelitiche (FSCI) certifica l’esistenza di una tendenza, almeno nella Svizzera tedesca: le esternazioni antisemite non rappresentano più un fenomeno sporadico. Soprattutto nella sezione commenti dei media online e sui social media gli antisemiti imperversano. Nel 2018, la FSCI ha contato 535 casi, cui si aggiungono 114 commenti al limite. Il sommerso, tuttavia, potrebbe essere grande perché non tutti i messaggi vengono segnalati. Nel 2017 i casi registrati si fermavano a 90.
«Abbiamo a che fare con un problema sociale», mette in guardia il segretario generale dell’organizzazione, Jonathan Kreutner. «Tutti sono chiamati a condannare l’incitamento all’odio e i commenti offensivi: alle parole possono seguire in qualsiasi momento i fatti», aggiunge.
Il tema preoccupa anche la politica. «L'antisemitismo sta tornando. È inquietante e scioccante», afferma il consigliere nazionale Cédric Wermuth (PS). Le scuole dovrebbero sensibilizzare di più sul tema, aggiunge. La collega democentrista Andrea Geissbühler concorda: «I docenti dovrebbero intavolare una discussione con gli allievi che mostrano comportamenti antisemiti», sostiene. Il presidente del PPD, Gerhard Pfister, ricorda invece la responsabilità dei genitori: «Le tendenze antisemite dipendono anche da un’educazione e una coscienza storica carenti», dichiara.