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SVIZZERAAlkopharma, due responsabili alla sbarra

27.09.18 - 10:07
La vicenda dei farmaci scaduti aveva toccato anche tre pazienti in Ticino
Tipress
Foto d'archivio
Foto d'archivio
Alkopharma, due responsabili alla sbarra
La vicenda dei farmaci scaduti aveva toccato anche tre pazienti in Ticino

SION - Due responsabili della fallita società Alkopharma sono comparsi oggi davanti al Tribunale cantonale vallesano per aver smerciato medicinali anti cancro scaduti. L'Istituto svizzero per gli agenti terapeutici Swissmedic ha infatti presentato ricorso in appello contro la sentenza di primo grado del giugno 2016. Il verdetto dei giudici di Sion è atteso tra una decina di giorni.

Tra il 2007 e il 2011 Alkopharma ha venduto circa 100'000 flaconi scaduti, per lo più in Francia. Circa 2000 dosi non conformi sono state però smerciate anche in Svizzera e somministrate ad almeno 27 pazienti: 23 all'Inselspital di Berna, tre in Ticino e uno al Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) di Losanna.

L'autorità di controllo dei farmaci Swissmedic, che ha anche competenze di perseguimento penale nel caso di violazioni del diritto sugli agenti terapeutici, ritiene che gli imputati abbiano messo in pericolo la salute dei pazienti. Chiede dunque pene più pesanti di quelle - solo pecuniarie - inflitte dal Tribunale distrettuale di Martigny, ossia 18 mesi di detenzione con una condizionale di tre anni per i due imputati, un francese di 65 anni e una sua compatriota di 51, oltre a pene pecuniarie maggiorate.

Gli avvocati difensori, denunciando "il comportamento sproporzionato di Swissmedic in questa vicenda", hanno invece chiesto al tribunale di confermare la sentenza di prima istanza, ossia una multa di 5000 franchi per l'uomo, ex direttore, e di 6500 franchi più una pena pecuniaria di 50 aliquote giornaliere con la condizionale per la sua collaboratrice, responsabile della logistica di Alkopharma.

Fondata in Francia, Alkopharma si è insediata nel canton Ginevra alla fine degli anni Novanta e poi in Vallese, a Martigny, nel 2003. Nel 2011, Swissmedic ha aperto un procedimento penale amministrativo contro la società, che nel 2013 ha fatto fallimento.

Il Tribunale distrettuale di Martigny aveva condannato nel giugno 2016 quattro responsabili dell'impresa vallesana - la coppia proprietaria e due manager - a pene pecuniarie e multe per aver falsificato la data di scadenza di alcuni medicamenti contro il cancro. I giudici hanno però scartato il reato di esposizione a pericolo della vita o salute altrui. Questo punto è contestato da Swissmedic.

Rischio "concreto"

In un'intervista apparsa lo scorso 16 gennaio sui giornali "24 Heures" e "La Tribune de Genève" Olivier Flechtner, incaricato presso Swissmedic delle indagini sul dossier Alkopharma, ha spiegato che il rischio per i malati era "concreto", anche se la questione resta complessa e varia a seconda della patologia e del trattamento legato al farmaco incriminato, denominato Thiotepa.

Durante la prima assunzione del prodotto, i flaconi scaduti provocano un dosaggio inferiore al dovuto che non ha conseguenze, in quanto il medico li somministra fino al limite tollerabile dal paziente in termini di effetti collaterali. Ma se durante la seconda assunzione la partita è cambiata e il medicamento è dosato correttamente, l'aumento inatteso del principio attivo può innescare una reazione pericolosa per la salute, ha spiegato Flechtner.

Dal canto suo nella stessa intervista Matthias Stacchetti, capo della divisione penale di Swissmedic, ha sottolineato anche che l'inchiesta di Swissmedic mostrava come i lotti falsificati di Thiotepa fossero dieci, ma il tribunale vallesano ne ha presi in considerazione solo tre.

Inoltre - a suo avviso - i giudici hanno negato la responsabilità del direttore dell'azienda, pur se in diritto penale amministrativo esiste una disposizione che permette di incriminarlo allo stesso modo di un dipendente "nel caso in cui non avesse fatto tutto il possibile per impedire a quest'ultimo di commettere delle infrazioni".

Flaconi in tutta la Svizzera

In un'altra intervista pubblicata in gennaio, Martin Fey, responsabile del servizio oncologico dell'Inselspital di Berna, ha dichiarato ai due domenicali "Matin Dimanche" e "SonntagsZeitung" che il suo ospedale ha ricevuto 1452 flaconi di Thiotepa tra il 2007 e il 2011, la maggioranza dei quali non contenevano la dose minima del principio attivo.

Secondo Fey, all'Inselspital il problema ha riguardato 23 pazienti, la metà dei quali bambini. Il caso avrebbe interessato però tutti i principali istituti elvetici: l'Ospedale universitario di Ginevra ha ad esempio ricevuto 422 flaconi, quello di Basilea 220 e l'ospedale di Bellinzona 162.

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