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ZURIGODue pesi e due misure: la condanna del marito violento dipende dal cantone

10.11.17 - 23:00
Il tribunale di Basilea ha punito un cittadino kosovaro a 22 mesi di prigione per avere picchiato e minacciato la moglie per diversi anni. A Zurigo la pena è stata più pesante
Keystone
Due pesi e due misure: la condanna del marito violento dipende dal cantone
Il tribunale di Basilea ha punito un cittadino kosovaro a 22 mesi di prigione per avere picchiato e minacciato la moglie per diversi anni. A Zurigo la pena è stata più pesante

ZURIGO - Minacce quotidiane di morte alla moglie, prima, e alla nuova fidanzata, poi. L’uomo che è apparso giovedì davanti al Tribunale penale di Basilea è stato accusato di maltrattamenti nei confronti delle donne che gli sono state accanto.

«Vuoi morire?» era la domanda ricorrente in casa. Alla Corte il kosovaro, arrivato in Svizzera nel 1991, ha spiegato che - come riporta la Basler Zeitung - «semplicemente non trovava altre parole da dire» nei momenti quotidiani condivisi con la donna. Ma, come ha sottolineato il Ministero pubblico, l’uomo non si fermava alle parole. In molte occasioni ha picchiato - in entrambi i casi - la sua compagna, colpendola soprattutto alla testa, spesso perché si rifiutava di compiere le faccende domestiche. Secondo un rapporto forense, i colpi inflitti avrebbero in più casi potuto portare alla morte.

Denuncia ritirata - Il Ministero pubblico ha chiesto una pena di quattro anni e mezzo di detenzione. E questo nonostante alcuni reati fossero già prescritti. Ma la giustizia ha infine pronunciato una sentenza molto più mite: l’uomo è stato condannato a 22 mesi di prigione, sospesi con la condizionale. La decisione è stata giustificata con la mancanza di precedenti penali. Inoltre, la nuova fidanzata aveva nel frattempo per paura ritirato la denuncia a suo carico.

«Per te io sono Dio» - Un secondo caso di violenza domestica è stato affrontato questa settimana a Zurigo. I giudici, a differenza dei loro colleghi di Basilea, non hanno mostrato alcuna clemenza nei confronti dell’imputato. Il caso è riportato dal Tages Anzeiger, che parla di un 64enne albanese accusato di avere minacciato e picchiato la moglie per anni. La donna ha impiegato diverso tempo prima di trovare il coraggio per denunciare le violenze subite. La svolta è stata fornita dal figlio di 10 anni, che le ha confessato di avere paura di tornare a casa dopo la scuola.

In Tribunale è emerso un «clima di costante terrore» all’interno dell’abitazione. La donna veniva sempre insultata dal  marito, minacciata di morte a parole e con un coltello. A lei e al figlio l’uomo ripeteva: «Io per voi sono Dio». Durante i rapporti sessuali - spesso obbligati - il 64enne picchiava, graffiava e mordeva la donna sul pavimento della cucina.

Il medico di famiglia lo ha descritto come «aggressivo, impulsivo e imprevedibile», ma lui ha negato in Tribunale ogni accusa. Con l'ausilio delle foto che la donna ha scattato al suo corpo nel corso degli anni, l’uomo è stato condannato a 7 anni e mezzo di prigione.

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